Novi Sad (NEV), 2 giugno 2018 – C’è chi scrive il proprio amore sulla pelle, facendosi tatuare sul corpo il nome della persona amata. E’ successo anche alla Conferenza delle chiese europee (KEK), in corso a Novi Sad (Serbia, 31 maggio – 5 giugno).
In risposta al messaggio dello studio biblico sul tema dell’ospitalità, tenuto dal pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), un giovane partecipante all’assise europea si è fatto tatuare sul braccio la parola filoxenia – l’amore, l’amicizia per lo straniero – centrale nel discorso di Negro sull’accoglienza.
L’ospitalità è stato il tema dell’intera giornata di ieri, 1° giugno. Oltre a Negro, ne ha parlato Ignatio Aprhem II, patriarca di Antiochia della Chiesa siriaca ortodossa. “L’ospitalità è inerente all’essere cristiani. La natura di Dio è amore e come cristiani dobbiamo imparare dal nostro Maestro celeste” ha detto il patriarca che ha sottolineato come il Medio Oriente abbia una lunga storia di ospitalità che parte dai tempi della Bibbia ed arriva ai nostri giorni. “Oggi -ha ricordato Aphrem II – la popolazione del Libano è composta per un terzo da rifugiati siriani” che hanno trovato rifugio in quella nazione.
Di ospitalità ha anche parlato il pastore Meletis Meletiadis, illustrando l’impegno della chiesa evangelica greca per i migranti: “Vogliamo che la prima esperienza che essi fanno dell’Europa sia di accoglienza, di amicizia, di rispetto e dignità”.
Infine, l’Assemblea ha salutato con riconoscenza Doris Peschke che dopo anni di servizio lascia la segreteria generale della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME).