Roma (NEV) 25 ottobre 2018 – L’arcivescovo emerito luterano Anders Wejryd, attuale presidente del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) per l’Europa, ha partecipato alla conferenza “Combattere l’intolleranza e la discriminazione, con particolare attenzione alla discriminazione basata sulla religione o il credo: verso una risposta globale nella regione dell’OSCE“, organizzata dal Ministero degli esteri italiano nell’ambito della presidenza di turno italiana dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
“I conflitti tra gruppi religiosi si rafforzano nelle società in crisi. Quando le ingiustizie crescono, quando il sistema giudiziario non funziona correttamente, le istituzioni falliscono e diventa sempre più difficile mantenere una famiglia o anche te stesso, cresce il malcontento. Quindi cerchi i tuoi alleati e cerchi di trovare i tuoi nemici” ha detto Wejryd parlando della violenza e della discriminazione basate sulla religione e sulle convinzioni individuali.
Parlando dell’Europa e dei conflitti da cui è attraversata, l’arcivescovo ha detto che anche se si è abituati a pensare a questo contesto come a “una parte del mondo in cui il rispetto per l’individuo, il rispetto della legge, l’attenzione per i cittadini e una coscienza storica, inclusa la conoscenza di secoli di migrazioni spesso drammatiche, siano presenti e importanti, molti di noi sanno anche che questa è una realtà ideale, ma non onnicomprensiva. I diritti umani e i diritti dei cittadini si stanno gradualmente convertendo in un conflitto visibile a tutti”.
Per questo motivo il richiamo di Wejryd è andato al rapporto tra religione e politica e a come questi ambiti si intreccino con la vita individuale: “Religioni e politica devono essere molto più chiare sulla nostra interdipendenza, tra individui, paesi, religioni e generazioni. Tutti dobbiamo essere più capaci di formulare ed esprimere i nostri valori profondi e i nostri sogni. Così tanto di ciò che abbiamo dato per scontato non c’è più. Uno dei valori che deve essere affermato molto più chiaramente è che ogni società è una società condivisa. Una società può essere costruita solo su un rispetto condiviso, nonostante background e storie diverse” ha concluso.