Roma (NEV), 20 aprile 2011 – La Carta Ecumenica compie dieci anni. Era infatti il 22 aprile 2001 quando a Strasburgo gli allora presidenti della Conferenze delle chiese europee (KEK), il metropolita ortodosso Jeremie, e del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE), il vescovo Miloslav Vlk, sottoscrissero il documento che indica le linee guida dell’ecumenismo e della cooperazione tra le chiese del vecchio continente.
“La Carta Ecumenica è un documento che incoraggia e sfida le chiese – ricorda Gianni Long, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) all’epoca della firma -. In taluni casi frutto di compromessi tra posizioni diverse, la Carta Ecumenica ha visto le tre famiglie confessionali cristiane del continente riconoscere cose importantissime: il diritto di libertà religiosa dei singoli e delle altre confessioni; il ripudio del nazionalismo e del razzismo; il riconoscimento di uno speciale rapporto che lega i cristiani agli ebrei, e l’importanza del dialogo con l’islam e le alte religioni. Sebbene la sua applicazione sia stata diseguale nelle varie nazioni europee, il fatto che tutti i cristiani del continente abbiano sottoscritto queste affermazioni rimane di grandissimo valore”.
In questi dieci anni a livello locale, alcuni Consigli nazionali di chiese ne hanno sottoscritto il testo che gli estensori hanno voluto agile per potersi adattare ai diversi contesti nazionali e aperto a modifiche e integrazioni. In Italia la Carta Ecumenica è stata l’argomento del III Convegno ecumenico nazionale, tenutosi nel giugno del 2006 a Terni e coinciso con la seconda tappa della III Assemblea ecumenica europea di Sibiu (Romania). Il documento finale dell’incontro indicava nella Carta ecumenica “il parametro delle relazioni reciproche” tra i promotori del Convegno, cioè la FCEI, la Commissione per l’ecumenismo e il dialogo della Conferenza episcopale italiana (CEI) e la Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia.
Nata da una sollecitazione della II Assemblea ecumenica europea (Graz, 1997), stilata da una commissione congiunta KEK-CCEE attraverso un’ampia consultazione con le chiese europee, la Carta si divide in 3 capitoli e 12 punti che delineano gli ambiti dell’impegno comune per il dialogo e la collaborazione a tutti i livelli della vita della chiesa, descrivendo le responsabilità ecumeniche fondamentali. Il primo capitolo, che confessa la chiesa “una, santa, cattolica e apostolica”, enuncia l’impegno a cercare una comprensione comune del messaggio di Cristo e l’unità visibile della sua chiesa. Il secondo capitolo è dedicato alla “comunione visibile” delle chiese in Europa, con gli impegni ad annunciare insieme l’Evangelo della salvezza, ad operare insieme nella diaconia, a proteggere le minoranze, a pregare insieme, a continuare il dialogo anche nelle materie etiche controverse. Il terzo capitolo tratta della responsabilità delle chiese per la costruzione dell’Europa, per la riconciliazione di popoli e culture. Il testo infine riprende il tema della salvaguardia del Creato, già messo in evidenza dalle assemblee di Basilea e Graz, e si chiude poi con tre brevi paragrafi sull’approfondimento del rapporto con gli ebrei, con i musulmani e con altre religioni e visioni del mondo.