Roma (NEV), 15 febbraio 2012 – “Quando parliamo di eutanasia è importante accordarsi sulle definizioni”, è stato il commento del pastore luterano francese Richard Fischer, segretario esecutivo della Commissione chiesa e società della Conferenza delle chiese europee (KEK), in seguito all’approvazione da parte dell’Assemblea del Consiglio d’Europa della Risoluzione 1859 dello scorso 25 gennaio sul testamento biologico. Con questa risoluzione, che tuttavia non vincola i 47 Stati membro, il Consiglio d’Europa non solo raccomanda agli Stati una legislazione che regoli le dichiarazioni anticipate di trattamento, ma ha anche detto ‘no’ all’eutanasia e al suicidio assistito.
All’Agenzia ENI Fischer ha dichiarato che dopo questa risoluzione è urgente che i cristiani riprendano la riflessione sul tema dell’eutanasia. “E’ molto importante ragionare con chiarezza quando le persone ci chiedono cosa potrebbe loro succedere in particolari circostanze. E’ facile confondere i concetti: eutanasia e suicidio assistito sono spesso confusi con altre procedure, che oltretutto divergono a seconda dei paesi”. Forme di eutanasia sono legali nei Paesi Bassi e in Belgio, mentre in Svizzera non è reato il suicidio assistito.
Nella risoluzione viene anche chiesto agli Stati che non lo hanno ancora fatto, come l’Italia, di ratificare e attuare in ogni sua parte la Convenzione sui diritti dell’uomo e sulla biomedicina, conosciuta anche come Convenzione di Oviedo. L’Assemblea stila una lista di principi e di misure concrete che gli Stati devono seguire nel regolamentare il testamento biologico, come quella di evitare moduli complicati o oneri troppo alti in modo da assicurare che tutti possano accedervi. Un’opportunità, specifica la Risoluzione, data solo ad una residua minoranza degli 800 milioni di cittadini europei. Pochi gli Stati che si sono dotati di una specifica legislazione. Per finire la risoluzione afferma che “in caso di dubbio la decisione deve sempre essere tesa a preservare e prolungare la vita”.