Etica. I cristiani d’Europa si interrogano sulle tecnologie legate al “potenziamento umano”

A Bruxelles una conferenza promossa dalla Conferenza delle chiese europee

Roma (NEV), 2 maggio 2012 – Una realtà da osservare con attenzione, nella quale sono insiti evidenti pericoli, ma che non deve essere rigettata a priori. E’ questo l’atteggiamento che è prevalso nei tre giorni di lavoro della conferenza sul “Potenziamento umano: aspetti morali, religiosi ed etici da una prospettiva europea” (Bruxelles, 25-27 aprile). Organizzata dalla Commissione chiesa e società della Conferenza delle chiese europee (KEK), la conferenza ha portato circa 50 rappresentanti di chiese europee, di comunità religiose non cristiane ed esperti dei campi della politica, della scienza e dell’etica, a discutere delle potenzialità e dei pericoli delle nanotecnologie, dell’ingegneria e lo screening genetico, e di altre tecnologie legate al cosiddetto “potenziamento umano”. Queste tecniche renderanno davvero migliore la vita, quale idea di essere umano, ma anche di Dio e della religione, presuppongono? Questioni che, secondo i partecipanti, dovrebbero situarsi tra la libertà, da un lato, e la dipendenza da Dio e il dono della vita, dall’altro. Libertà che, nella comprensione cristiana, è collegata all’amore per Dio e per il prossimo; il suo uso deve quindi sempre corrispondere al “rispetto e alla compassione verso noi stessi e l’altro in quanto immagine di Dio”. Il potenziamento umano va dunque valutato per la sua capacità di esprimere questo senso della libertà cristiana. Più precisamente, il criterio cruciale è capire se l’uso di tecnologie “promuoverà sul lungo termine la vita come creature di Dio” oppure “se contiene rischi inaccettabili per gli individui, l’umanità e l’ambiente”. Nella discussione sono emersi quattro punti: l’idea che molte delle tecnologie di potenziamento si pongano obbiettivi irrealistici e illusori; la necessità di considerare i contesti sociali in cui le persone possono sentirsi spinte a utilizzare tecnologie di potenziamento; i rischi legati alla commercializzazione di tali tecnologie; e l’importanza di verificarne gli effetti a lungo termine.