Roma (NEV), 16 maggio 2012 – E’ stata una sessione di lavoro intensa e produttiva quella che ha portato dal 9 al 13 maggio scorso a Novi Sad (Serbia) i membri della Commissione chiesa e società (CSC) della Conferenza delle chiese europee (KEK) per la loro annuale riunione plenaria. Nei cinque giorni di lavoro i circa 25 membri della Commissione non solo hanno discusso del lavoro svolto negli ultimi 12 mesi e dei progetti futuri ma hanno anche avuto l’occasione di incontrare esponenti delle chiese e della società civile serba. “Abbiamo accettato con piacere l’invito della Chiesa ortodossa serba a tenere a Novi Sad il nostro incontro – ha spiegato il moderatore della CSC, pastore Serge Fornerod -. A mia memoria si tratta della prima volta che la plenaria della nostra Commissione si riunisce in un paese dell’Europa dell’est a maggioranza ortodossa”.
Due tavole rotonde sul processo di ingresso nell’Unione europea della Serbia sono state parte integrante dei lavori della Commissione: la prima, più politica, ha visto gli interventi dell’ambasciatore della delegazione dell’UE presso la Serbia, Vincent Degert, del vice direttore dell’ufficio serbo per l’integrazione europea, Srdjan Majstorovič, e il vice direttore della Open School di Belgrado, Milorad Bjeletič. In modi diversi, tutti e tre hanno sottolineato gli aspetti positivi dell’ingresso della Serbia nell’UE. Più interlocutori e problematici sono stati invece gli interventi dei rappresentanti delle chiese intervenuti nella seconda tavola rotonda: il vescovo ortodosso Irinej di Bačka, il pastore della Chiesa evangelica slovacca, Vladislav Iviciak, e la pastora metodista Ana Planic-Kunack. In particolare, il vescovo Irinej non ha sottaciuto questioni calde, come quella relativa al Kosovo, sottolineando, tra tante questioni ancora aperte, gesti di riconciliazione come la ricostruzione di chiese e monasteri ortodossi in quella regione, compiute da serbi ed albanesi insieme.
Riguardo a questioni più interne, la Commissione ha definito gli obbiettivi dell’anno 2012/13 riguardo agli ambiti delle politiche sociali, i diritti umani, la globalizzazione e la bioetica. Per quel che riguarda l’Italia, è previsto un seminario di formazione sui diritti umani rivolto alle chiese dell’area mediterranea che si dovrebbe tenere a Palermo nel corso del 2013. La riunione plenaria ha quindi discusso alcuni cambiamenti statutari, mentre molto tempo è stato dedicato all’analisi del documento del Gruppo di lavoro per la revisione strutturale della KEK e all’elaborazione del relativo questionario. La CSC ha riconosciuto la necessità di un cambiamento nella definizione della missione della KEK, della sua struttura e della sua organizzazione.
Tuttavia, è stata unanimemente sottolineata l’importanza di non disperdere nella nuova organizzazione il lavoro della Commissione che, ha ricordato qualcuno durante il dibattito, è per la KEK una sorta di “brand” che ne rende riconoscibile il lavoro. “Il lavoro della CSC è soprattutto prezioso per le chiese europee di minoranza, non solo per i temi di cui si occupa ma anche per le modalità di partecipazione”, ha dichiarato il pastore Luca Baratto che ha partecipato alla plenaria in rappresentanza della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Un rapporto, quello tra chiese di maggioranza e chiese di minoranza che, secondo Baratto, non sembra altrettanto ben delineato dalle proposte del gruppo di revisione della KEK: “In particolare, non può certo far piacere alla nostra Federazione la prospettiva di decadere da associazione membro della KEK, se verrà confermata la proposta che riserva questo status esclusivamente alle chiese”.