Roma (NEV), 3 ottobre 2012 – “La procedura di emersione va resa equa e fruibile o rischia di essere un’occasione mancata”, è questa la posizione espressa dal Tavolo nazionale immigrazione, del quale fa parte anche il Servizio rifugiati e migranti (SRM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), contenuta in un comunicato stampa diffuso in seguito ad un incontro svoltosi il 20 settembre tra le organizzazioni del Tavolo Immigrazione, il ministro della Cooperazione e dell’Integrazione Andrea Riccardi, e funzionari dei ministeri dell’Interno e del Lavoro, coinvolti nella procedura di emersione prevista dal ddl 109/2012 attuativo della Direttiva europea n. 52. Secondo il Tavolo Immigrazione il provvedimento impedirebbe di fatto a una parte dei datori di lavoro di far emergere i rapporti di lavoro in corso: “La richiesta della prova di presenza in Italia al 31/12/11 è incongrua e si configura come una vessazione sia nei confronti dei lavoratori che dei datori di lavoro. Ricordiamo che le pubbliche amministrazioni non possono produrre documentazione, salvo in casi molto particolari, per stranieri irregolarmente presenti nel territorio. La nostra richiesta, che non ha ottenuto risposta, è di chiarire cosa si intenda per organismi pubblici, ampliando il più possibile il novero dei soggetti che possono rientrare in questa categoria, non escludendo anche il ricorso a certificazioni emesse da enti privati”, si legge nel comunicato stampa del Tavolo Immigrazione, cui fanno parte: Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cisl, Cgil, Comunità di S. Egidio, FCEI, Sei-Ugl, Uil.
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