Culto evangelico: Laicità. Risponde il curatore Luca Baratto

Roma (Culto evangelico – Radio Rai1), 21 novembre 2010 – La lettera di questa settimana giunge da un ascoltatore fiorentino che scrive: “Vivendo in Italia, vorrei ricordare come sia sempre più trascurato il tema della laicità, specie in questi ultimi tempi, dove, a pochi mesi dalle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità del nostro Paese, non si riesce nemmeno a tener fermo il principio risorgimentale di “libera chiesa in libero stato”. Su temi quali la bioetica, il testamento biologico, la scuola privata, l’influenza confessionale sui nostri politici mi sembra evidente tanto che si può parlare a buon diritto di laicità minacciata. Voi evangelici come la pensate?”

Di sicuro nel vocabolario evangelico la parola laicità è presente ed ha uno spazio rilevante.

Questo soprattutto perché il contrario di laicità è confessionalismo, e questa parola evoca in ogni evangelico italiano altre parole quali discriminazione, persecuzione, negazione dei più elementari diritti civili. La nostra storia – spesso caratterizzata dallo scontro con poteri omologanti e decisi ad estirpare o a rendere difficile la vita alle voci minoritarie, soprattutto se religiose – ci ha insegnato che ogni stato o società confessionale, siano pur ispirati ai principi del cristianesimo piuttosto che a quelli di qualsiasi altra religione, sono intrinsecamente autoritari e illiberali. Per questo gli evangelici italiani hanno sostenuto con grande entusiasmo il processo di unificazione del nostro paese e con altrettanto entusiasmo celebreranno il Centocinquantenario l’anno prossimo: perché hanno visto nel Risorgimento la possibilità di costruire uno stato pluralista, garante delle libertà di ognuno, in cui essere al tempo stesso cristiani e cittadini. In altre parole, uno stato laico.

Oggi, nell’epoca delle società multiculturali e multireligiose, la laicità dello stato va a maggior ragione affermata e difesa. Essa non va confusa con il cosiddetto laicismo, cioè con un’ideologia che affronta le differenza religiose azzerandole tutte, né con il falso pluralismo di chi sarebbe disposto a concedere a ognuno un proprio spazio privato in cui coltivare la propria diversità – estendendo così dei privilegi piuttosto che creare dei diritti. Essa va certamente difesa da ogni revisionismo che svaluti importanti conquiste civili e affermata contro ogni confessionalismo residuo o di ritorno, in ogni ambito del nostro vivere associato, primo fra tutti quello della scuola.

La laicità va promossa creando spazi di incontro e di dialogo tra idee, fedi e gruppi diversi da cui possano emergere progetti comuni e condivisi, come è logico attendersi da cittadini del medesimo stato. Esse