Roma (NEV), 23 ottobre 2013 – “Come persone che hanno incontrato Cristo siamo chiamati ad accompagnare i poveri e i vulnerabili. Il messaggio della riconciliazione a noi affidato si esprime nella speranza per il nostro mondo frammentato di trovare la pace nella giustizia”: lo ha detto a papa Francesco il presidente della Federazione luterana mondiale (FLM), il vescovo Munib Younan, in occasione di un’udienza svoltasi lunedì 21 ottobre in Vaticano. Nel corso della visita, cui ha partecipato non solo la delegazione della FLM, ma anche la Commissione per l’unità luterano-cattolica, sia Younan che papa Francesco hanno espresso apprezzamento per il recente documento “Dal conflitto alla comunione. L’interpretazione luterano-cattolica della Riforma nel 2017”. Quest’ultimo, pubblicato a giungo (vedi NEV 26/13), rappresenta una pietra miliare del dialogo luterano-cattolico: è la prima volta che a livello mondiale esponenti delle due confessioni hanno lavorato insieme giungendo alla conclusione che la Riforma, in quanto evento storico, possa essere intesa come elemento dello stesso impegno a favore dell’unità dei cristiani. Di qui la volontà dei luterani di “festeggiare l’anniversario della Riforma del 2017 in modo ecumenico, anche con la chiesa cattolica”.
“Mi sembra davvero importante per tutti lo sforzo di confrontarsi in dialogo sulla realtà storica della Riforma, sulle sue conseguenze e sulle risposte che ad essa vennero date – ha detto papa Francesco, come riferisce AsiaNews -. Cattolici e luterani possono chiedere perdono per il male arrecato gli uni agli altri e per le colpe commesse davanti a Dio, e insieme gioire per la nostalgia di unità che il Signore ha risvegliato nei nostri cuori, e che ci fa guardare avanti con uno sguardo di speranza”. Per il papa è necessario progredire nel cammino dell'”ecumenismo spirituale”, che “costituisce l’anima del nostro cammino verso la piena comunione. Certo, le difficoltà non mancano e non mancheranno, richiederanno ancora pazienza, dialogo, comprensione reciproca, ma non ci spaventiamo! Sappiamo bene che l’unità non è primariamente frutto del nostro sforzo, ma dell’azione dello Spirito Santo”.
A sottolineare la necessità di lavorare ancora più assiduamente insieme anche sul fronte dell’aiuto ai più vulnerabili, è stato il dono che la delegazione della FLM ha portato al papa: una teiera appartenuta ad una donna somala del campo rifugiati Dadaab in Kenia, il più grande del mondo gestito dalla FLM. Una teiera, come “simbolo per l’apprezzamento dell’attenzione che Francesco ha per i rifugiati, i poveri, e coloro che vivono in stato di guerra”, ha detto il segretario generale della FLM, il pastore Martin Junge. Il papa ha ricordato come le persecuzioni non conoscono barriere denominazionali e che le persone in fuga dai conflitti, a prescindere dalle divisioni religiose, sono tutte figli di Dio.