Natale, una rivoluzione senza odio

Roma (NEV), 18 dicembre 2013 – Proponiamo in anteprima il testo della rubrica “Finestra aperta”, curata dal pastore battista Massimo Aprile, che andrà in onda domenica 22 dicembre in chiusura della trasmissione Culto evangelico alle 7.30 su RAI Radiouno.

“Covare il risentimento è come bere veleno e sperare che faccia male ai tuoi nemici”. Il montare della protesta da parte del movimento cosiddetto dei Forconi, desta preoccupazione. In primo luogo per il fatto che è sostenuto, in buona parte, da organizzazioni neofasciste che hanno manifestato apertamente anche la loro anima razzista e antisemita. E’ evidente a tutti che costoro cercano di sfruttare la rabbia montante nel paese. Chi ha perso ogni speranza di trovare un lavoro e chi si sente gettato nella discarica sociale a 40 anni senza possibilità di reinserirsi nel circuito produttivo; i tanti imprenditori di piccole aziende costrette a chiudere, stanchi dei minuetti inconcludenti della politica, potrebbero lasciarsi trascinare in un processo, che alla fine, può arrecare ancora maggior danno. La violenza, infatti, chiama altra violenza e presta il fianco a svolte autoritarie. E le svolte autoritarie non hanno mai offerto reali opportunità di riscatto per il popolo, e per i più poveri. Dobbiamo vigilare tutti perché il piccolo smottamento può divenire valanga, specie nei momenti di maggiore spaesamento culturale. Manifestare nelle piazze la propria indignazione, per non morire asfissiati nei propri drammi individuali, è un diritto incontestabile di tutti. E ognuno è libero di scegliersi la propria agenda politica, ma senza deroghe alla nonviolenza. I mezzi devono essere congrui con i fini, diceva Martin Luther King, e non si raggiungono obiettivi giusti, cedendo a ideologie che fanno dell’odio e del disprezzo i loro capisaldi.

Inoltre, della situazione che viviamo va riconosciuto un certo se pur diverso grado di corresponsabilità di ciascuno di noi. Nessuno può chiamarsi fuori. Per tutto questo non serve la rivolta, ci vuole una rivoluzione, che però sia anche culturale e interiore. Lo riconosciamo, abbiamo bisogno di una coscienza collettiva nuova ma ci sentiamo confusi, disorientati. Non sappiamo di chi possiamo fidarci e in quale direzione andare.

Il Natale narra del cammino di uomini che giunsero da lontano per cercare un liberatore giusto e pacifico. E affidarono il loro itinerario all’invisibile filo che collegava il loro sguardo ad una stella. Accettarono la sfida di camminare di notte, quando è perfino difficile vedere dove si mettono i piedi. Come dire che per ritrovare la speranza non è necessario conoscere ogni risposta. Erode, nel racconto, rappresenta il potere che non è mai impaurito dalle rivolte ma che si sente insidiato da persone che indicano la speranza in un bimbo indifeso. In lui avevano visto un nuovo inizio, il primo atto di una rivoluzione della tenerezza.

In questi giorni insieme al popolo sudafricano abbiamo salutato Nelson Mandela che ha mostrato tenacia nel tempo avverso ma anche una via non vendicativa alla giustizia e alla liberazione dall’apartheid. E’ lui che disse: “Covare risentimento è come bere veleno e sperare che faccia male ai tuoi nemici”. Facciamo nostre queste parole, per non smettere di sperare avendo però il cuore sgombro dall’odio. Buon Natale!