Roma (NEV), 15 gennaio 2014 – Nel centro di accoglienza di Dzaipi in Uganda arrivano giornalmente tra i 4000 e 5000 sudsudanesi. E’ quanto riferisce Eugen Emuron, coordinatore della Federazione luterana mondiale (FLM) per le emergenze umanitarie, operativo nel distretto di Adjumani nel Nord dell’Uganda.
La grave crisi scoppiata a metà dicembre nel paese più giovane del mondo ha visto violenti scontri che sono costati la vita a più di 10mila persone, mentre internamente hanno già causato 400mila sfollati. E’ di ieri la tragica notizia di almeno 200 morti annegati nel Nilo: erano saliti su un’imbarcazione per sfuggire ai combattimenti tra forze governative e ribelli nella città di Malakal, nel nord del Paese.
Secondo le stime dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (ACNUR), nei paesi limitrofi si sono già riversati circa 60mila profughi, di cui la metà è composta da bambini sotto i 10 anni. Nel solo Uganda sarebbero quasi 40 mila, di cui 30mila a Dzaipi, dove 200 bambini sono stati registrati come separati dai genitori e circa 100 sono minori non accompagnati. Ma le cifre sono in rapido aumento.
Secondo la FLM, membro di ACT-Alliance (Action by Churches Together) tra i primi ad arrivare sul posto, il centro di accoglienza è in condizioni umanitarie e igieniche disastrose. Manca tutto a cominciare dall’acqua, ma anche strutture igieniche, servizi sanitari e ripari. “Per ora abbiamo fatto arrivare 7 tonnellate di sapone di Marsiglia, 2000 tazze e 2000 piatti. A breve è previsto l’arrivo di tende, coperte, kit igenici, latrine e soprattutto acqua”, dice Emuron. Con un comunicato diffuso ieri la FLM ha lanciato l’allarme assicurando il massimo impegno nel fronteggiare la crisi.