Roma (NEV), 2 luglio 2014 – La 221a Assemblea generale della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti (PCUSA) ha deciso la dismissione dei propri investimenti nella Caterpillar Inc., Hewlett-Packard e Motorola, perché gli affari delle tre multinazionali in Israele promuoverebbero “attività non pacifiche” volte alla repressione nei Territori occupati. La decisione è stata presa con uno scarto di soli 7 voti – 310 favorevoli e 303 contrari – e ha suscitato molte polemiche all’interno e all’esterno della chiesa, soprattutto per il possibile deteriorarsi dei rapporti tra PCUSA e le comunità israelitiche statunitensi.
Una simile decisione era già stata presentata durante la precedente Assemblea generale, quando era stata bocciata per soli 2 voti. Si tratta dunque di un tema “caldo”. Il disinvestimento è tuttavia solo una delle decisione approvate in un ordine del giorno complesso ed articolato in cui i presbiteriani statunitensi riaffermano, tra l’altro, il loro “impegno di lunga data per la pace in Israele e Palestina. Riconosciamo la complessità della questione, siamo consapevoli dei decenni di lotta, del dolore sofferto e inflitto dalle politiche e dalle pratiche tanto dei governi israeliani quanto di quelli palestinesi. Riconosciamo e confessiamo inoltre la nostra complicità nella sofferenza, passata e presente, di israeliani e palestinesi che desiderano giustizia e riconciliazione”.
In una lettera indirizzata ai partner interreligiosi ebraici, il moderatore PCUSA, Heath Rada, ha specificato che la decisione non è un invito a disinvestire da Israele, ma piuttosto un’azione mirata e limitata alle partecipazioni delle tre multinazionali, coerente con la politica generale di investimento etico della chiesa. In questo senso, ha precisato Rada richiamando un’esplicita affermazione del documento assembleare, la PCUSA non sostiene in alcun modo il movimento internazionale BDS per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele.