Roma, 15 dicembre 2014 (NEV/CS65) – “Con il convegno “L’Europa e il Mediterraneo: religioni, culture dialogo” svoltosi a Scicli (RG) lo scorso 12 dicembre, il progetto Mediterranan Hope (MH) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) è entrato in una nuova fase che prevede diversi livelli d’intervento: l’Osservatorio sulle migrazioni mediterranee a Lampedusa e la Casa delle culture aperta nella cittadina”. Lo afferma il pastore Massimo Aquilante, presidente della FCEI, che gestisce il progetto finanziato in massima parte dall’otto per mille delle chiese metodiste e valdesi; altri contributi provengono da chiese protestanti estere, prime tra tutte quelle tedesche della Westfalia. “La solidarietà delle chiese estere è un valore aggiunto di MH – sottolinea Aquilante – perché dimostra che al di là delle posizioni dei governi, esiste un’Europa solidale, che comprende che la gestione dei flussi migratori mediterranei non può essere scaricata sull’Italia ma è un fondamentale campo di prova per l’Unione europea (UE) in materia di diritti umani, accoglienza e integrazione”.
Al Convegno svoltosi presso la Casa delle culture hanno partecipato, oltre a vari esperti sui temi dell’immigrazione, i pastori Ulrich Moeller e Samuel Amedro in rappresentanza, rispettivamente, delle chiese evangeliche tedesche e del Marocco. “La loro presenza – spiega ancora Aquilante – ha dato visibilità alla rete delle relazioni che sta dietro MH e alla sua intenzione di promuovere un modello di accoglienza e integrazione che non si limita a fornire un tetto e dei pasti, ma che, nei limiti delle sue capacità e delle sue iniziative, vuole sensibilizzare l’Italia e l’Europa al fatto che le migrazione mediterranee di questi ultimi due anni sono il frutto di una destabilizzazione economica, sociale e politica di vaste aree dell’Africa e che le norme attuali del nostro paese e dell’UE non riescono a garantire l’incolumità e i diritti umani di un numero crescente di persone che, in mancanza di alternative, si affidano agli scafisti”.
Nel quadro di MH, le attività di analisi dell’Osservatorio lampedusano e le attività interculturali della Casa delle culture, si integrano pertanto con l’accoglienza riservata a soggetti “vulnerabili” affidati dalla Prefettura di Ragusa e dal Comune di Pozzallo, dove al momento si registra il più alto numero di sbarchi o comunque di arrivi. Per l’accoglienza come per tutte le altre attività, la Casa delle culture non percepisce alcun rimborso da parte delle istituzioni o dei comuni. “E’ questo un aspetto importante e qualificante del nostro intervento – prosegue Aquilante – perché in questo particolare caso abbiamo preferito non inserirci nei meccanismi dei finanziamenti istituzionali, proprio per garantire un servizio più integrato e di alto profilo tecnico e professionale”.
Al momento la Casa delle culture di Scicli accoglie circa venti persone, provenienti in prevalenza da paesi dell’Africa subsahariana e in massima parte minori non accompagnati. Il gruppo comprende anche due nuclei familiari, uno dei quali recentemente allietato dalla nascita di una bambina, Esther Sara, venuta alla luce una settimana fa nell’ospedale di Modica.
“I ragazzi vanno già a scuola e con ogni ospite che ci è stato assegnato stiamo cercando di definire un percorso migratorio sostenibile e coerente con le sue aspettative” conclude Aquilante.
Nel frattempo la Casa delle culture avvia la programmazione di incontri “in parte organizzati da Mediterranean Hope – spiega Francesco Sciotto, pastore della Chiesa metodista di Scicli – in parte promossi dalle associazioni alle quali offriamo la struttura. La Casa delle culture vuole infatti essere un luogo aperto di incontro, formazione e scambio: una nuova risorsa interculturale per Scicli e il suo territorio”. Per approfondimenti sul progetto Mediterranean Hope clicca qui.