Roma, 27 gennaio 2015 (NEV/CS06) – Riceviamo e volentieri rilanciamo un comunicato stampa congiunto dei rappresentati di culti minoritari della Regione Lombardia diramato oggi in occasione del voto del Consiglio regionale in merito a nuove norme relative alla “Pianificazione delle attrezzature per i servizi religiosi”, ribattezzato provvedimento “anti-moschee” fortemente voluto dalla Lega Nord.
Già ieri il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), il pastore Massimo Aquilante, con un comunicato stampa aveva espresso il suo fermo “no” al provvedimento dai profili anti-costituzionali (leggi qui).
Di seguito alcuni stralci del testo a firma di Reas Syed, Responsabile Legale Coordinamento Associazioni Islamiche Milano-Monza Brianza (CAIM); Samuele Bernardini, Presidente del Concistoro Chiesa Evangelica Valdese di Milano; Carlo De Michelis, presidente della Chiesa Evangelica Metodista di Milano; Vittorio Bellavite, Coordinatore del movimento cattolico “Noi Siamo Chiesa”; Riccardo Tocco, Presidente Nazionale della Conferenza Evangelica Nazionale; Luisa Bordiga, Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni; Valeria Rosini, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR):
“La Regione Lombardia non sia fuori dai tempi”: questo l’invito di numerose comunità religiose lombarde che congiuntamente richiedono ai consiglieri lombardi della maggioranza di non approvare le proposte di modifica tutte peggiorative alla già ingiusta Legge Regionale urbanistica 12/2005 che limita di fatto la possibilità di costruire nuovo luoghi di culto non cattolici. Gli ulteriori restringimenti normativi preoccupano infatti le comunità religiose non cattoliche che vedono compromesso il diritto di religione, costituzionalmente garantito, attraverso un utilizzo strumentale della legge urbanistica.
Ormai nota come le legge “anti-moschee”, se approvata, la normativa intaccherebbe la libertà di culto non solo dei musulmani ma di tutte le minoranze religiose. In particolare rendendo quasi impossibile la costruzione dei nuovi luoghi di culto per chi non confessa la religione cattolica.
Per questo le comunità religiose lanciano congiuntamente un invito ai singoli consiglieri regionali affinché esprimano voto contrario non schierandosi contro la libertà di culto.
La gravità della situazione risulta peraltro lampante perché il Consiglio Regionale dimostra di non avere una prospettiva sul futuro, ma nemmeno un adeguato rispetto per la storia. Emblematico il fatto che la votazione in Consiglio sia stata fissata proprio nel Giorno della memoria della Shoah, funestandone le celebrazioni con una legge che impedirà in futuro anche agli ebrei di costruire nuovi luoghi di culto.
E’ opinione condivisa che la Lega non potrà garantire maggiore sicurezza spingendo i musulmani a rinchiudersi negli scantinati. Stupisce la posizione del NCD che nonostante si sia sempre espressa a favore delle libertà dei cristiani nel Medio Oriente, vuole negare in Lombardia gli stessi diritti a tutte le altre minoranze religiose. E sorprende anche l’atteggiamento di Forza Italia che in quest’occasione sembra essersi dimenticata del concetto di “libertà” che è sempre stato il suo baluardo politico.
Dalla preoccupazione delle comunità nasce la volontà di rafforzare il dialogo interreligioso, invitando anche il cardinale Scola e la comunità cattolica che in ogni caso non sarebbe colpita dal provvedimento. Le minoranze religiose si auspicano infatti che anche la diocesi di Milano e le altre diocesi lombarde si esprimano esplicitamente contro questo progetto di legge illiberale, in coerenza con i propositi più volte espressi per un dialogo interreligioso che favorisca la coesione sociale e il rispetto dei valori costituzionali.
Ciò per testimoniare che i principi di tolleranza e fratellanza sono valori condivisi da tutte le fedi presenti in Lombardia.
Aderiscono all’appello il movimento “Noi siamo Chiesa”, la Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzione e il circolo di Milano dell’UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti denuncia la gravità di una legge che discrimina tra cittadini cattolici e non cattolici, e aderisce alla richiesta fatta dalle comunità religiose perché i consiglieri regionali lombardi non si attengano alla disciplina di partito, ma votino secondo coscienza in difesa della libertà di religione e di pensiero, così come voluta dalla Costituzione della Repubblica in modo uguale per tutti i cittadini.