Roma (NEV), 28 gennaio 2015 – La pluralità dei modi di fare e intendere la famiglia non è un fenomeno recente, al contrario. La storia umana presenta un repertorio pressoché inesauribile di modi di organizzare e attribuire significato alla generazione e alla sessualità, all’alleanza tra gruppi e a quella tra individui: nulla di meno “naturale” e di più socialmente costruito. Perché allora la pluralizzazione dei modi di fare famiglia ci appare un fenomeno nuovo, un’innovazione talmente radicale da apparire ad alcuni un rischio per la stessa coesione sociale? E’ una delle domande che emerge dal numero 13 di “Quaderni laici”, rivista del Centro studi “Piero Calamandrei” e della Consulta torinese per la laicità delle istituzioni, intitolata “Diritti civili. Individui, famiglie, minoranze” (ed. Claudiana, pagg. 224, euro 19).
Costituito dagli atti di un convegno organizzato a Torino dalle due associazioni che pubblicano la rivista, l’indice si divide in due sezioni: la prima dedicata ai diritti civili rispetto agli individui e alle minoranze, la seconda più specificatamente ai diritti civili e le famiglie. Dall’insieme dei saggi si evince che “al di là dei fenomeni contemporanei che segnalano un’eterogeneità crescente e una crescente ridefinizione di modelli e norme consolidate, in Occidente la storia delle forme di regolazione della famiglia è storia di progressivi allargamenti del campo di ciò che è riconosciuto come socialmente possibile nonché di ridefinizioni dell’equilibrio tra obblighi e diritti individuali”. Tra i numerosi contributi, anche quello del pastore Paolo Ribet, coordinatore della Commissione della chiesa valdese sulle nuove famiglie, dal titolo “L”altro cristianesimo’ e le nuove famiglie”. Gli altri autori del numero sono: Chiara Bertone, Francesco Bilotta, Michelangelo Bovero, Enzo Cucco, Marilisa D’Amico, Luigi Ferrajoli, Monica Lanfranco, Ferruccio Pastore, Valentina Pazé, Massimo L. Salvadori, Chiara Saraceno, Stefano Sicardi, Carlo Augusto Viano, Vladimiro Zagrebelsky. Completa il numero un’intervista di Tullio Monti a Giulio Giorello sulla laicità.