Roma (NEV), 25 febbraio 2015 – “Morti alle frontiere dell’Unione europea – Ci sono delle alternative!”. Non è una domanda, ma un’affermazione quella che campeggia nel titolo del convegno organizzato a Roma il 23 e 24 febbraio dalla Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) e dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI): fermare le stragi di migranti nel mar Mediterraneo è possibile. “Si tratta però di individuare le adeguate forme di intervento che tengano insieme da un lato le esigenze di sicurezza avanzate dagli stati europei e dall’altro il diritto all’incolumità di persone che scappano da guerre, persecuzioni e povertà e trovano la morte alle frontiere d’Europa”, ha spiegato Doris Peschke, segretaria generale del CCME, nell’illustrare le finalità dell’incontro che ha costituito il lancio del progetto del CCME “Safe passages”.
La prima sessione del convegno, tenutasi lunedì 23 all’Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica, è stata aperta dal senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria del Senato per la protezione e la promozione dei diritti umani, a cui sono seguiti i saluti della stessa Peschke e del pastore Massimo Aquilante, presidente della FCEI. Manconi ha sottolineato come la garanzia dell’incolumità fisica delle persone sia “il cuore stesso dell’idea di democrazia, il fondamento dello stato di diritto e del patto tra cittadini e stato. L’incolumità dei rifugiati – ha proseguito Manconi – è parte costitutiva della nostra identità collettiva e della nostra vita sociale di italiani e di europei”. All’incontro, moderato da Franca Di Lecce, direttore del Servizio rifugiati e migranti della FCEI, è intervenuto anche il vice ministro degli Esteri, Lapo Pistelli che ha sottolineato come l’Europa non sia ancora preparata ad affrontare la questione dei richiedenti asilo perché se esistono degli strumenti giuridici europei, non esiste però una politica europea al riguardo. Tra gli altri intervenuti, Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (CIR) ha ricordato come, riguardo agli attuali flussi migratori, non sia possibile stabilire quante persone arriveranno in Europa: “possiamo invece decidere come arriveranno, se in sicurezza o esposte ad ogni pericolo”. Stefan Kessler del Servizio europeo dei gesuiti per i rifugiati, e il britannico Richard Williams, esperto di politiche d’asilo, hanno infine evidenziato l’inadeguatezza del Regolamento di Dublino il quale, oltre ad essersi rivelato inefficace, non fa che consolidare la mancanza di solidarietà tra le nazioni europee.
Migranti/2. Esplorare ogni possibilità legale e concreta per viaggi sicuri verso l’Europa
Di Lecce: “la complessità dei flussi migratori richiede risposte diversificate”
Roma (NEV), 25 febbraio 2015 – “L’accesso sicuro e legale in Europa per chi fugge in cerca di protezione e di futuro rimane una priorità per le chiese europee che fanno parte della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME). Le frontiere sono diventate oggi l’immagine concreta e drammatica di chi perde la vita nel tentativo di attraversarle. Circa 3500 persone sono morte nel Mediterraneo nell’anno appena trascorso mentre tentavano di raggiungere l’Europa”. Così si è espressa Franca Di Lecce, direttore del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in relazione al convegno “Morti alle frontiere dell’Unione europea – Ci sono delle alternative!”, organizzato a Roma gli scorsi 23 e 24 febbraio dalla CCME e dalla FCEI.
Dopo una prima sessione dal carattere istituzionale (vedi notizia precedente), la seconda giornata di lavori, tenutasi presso i locali della chiesa luterana di via Toscana, ha visto i partecipanti concentrarsi nell’individuazione di strumenti che vadano oltre la gestione dell’emergenza e consentano la definizione di passaggi in sicurezza verso l’Europa. Una riflessione che è partita anche dall’esame della situazione attuale in Italia, Spagna e Grecia. Massimo Aquilante, presidente della FCEI, e Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi della FCEI, nell’illustrare il progetto della FCEI Mediterranean Hope hanno esposto l’idea, esplorata in un recente viaggio in Marocco, di visti umanitari rilasciati a un limitato numero di rifugiati dall’ambasciata italiana a Rabat. “Vanno individuate tutte le possibilità legali e realistiche per garantire un arrivo in sicurezza in Europa”, ha affermato Mussi Zerai dell’agenzia Habeshia, sottolineando come nessuna alternativa al momento sia esente da criticità o sia in grado di risolvere esaustivamente la questione. Un’opinione ribadita da Franca Di Lecce: “La complessità dei flussi migratori che segna il nostro tempo richiede risposte diversificate, perché diverse sono le condizioni e i contesti delle persone in fuga. Le alternative ci sono e vanno inserite in un approccio di respiro ampio che comprenda risposte immediate e di lungo termine: l’armonizzazione delle politiche e degli standard di accoglienza che metta al centro la dignità umana; politiche efficaci per il ricongiungimento familiare; un piano di reinsediamento dei rifugiati; visti umanitari per gruppi vulnerabili; sono alcuni degli strumenti che, in un’ottica europea di solidarietà, potrebbero fare oggi già la differenza”. Tra gli altri contributi al convegno vanno segnalati quelli di Manfred Benzing della chiesa evangelica in Spagna, e di Ahmed Moawia presidente del Forum greco per i migranti.