Scicli, Ragusa (NEV), 18 marzo 2015 – “Il nostro progetto di accoglienza e integrazione avviato a dicembre del 2014 con la Casa delle Culture-Mediterranean Hope di Scicli (RG), progetto finanziato con i fondi dell’otto per mille valdese e di alcune chiese europee, si inserisce in un quadro di vocazione cristiana. Pertanto denunciamo con forza chi invece fa profitti sulla pelle dei più diseredati”. Lo ha affermato il pastore Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), in occasione del Convegno “Che cosa ci insegna il Mediterraneo“, promosso dalla FCEI in collaborazione con la rivista Limes e il Centro Studi mediterranei di Genova, che si è svolto il 17 e 18 marzo.
Nella sala gremita della Casa delle culture di Scicli, alla presenza di autorità istituzionali, docenti universitari, studenti, operatori sociali e migranti ospiti della Casa, Aquilante – facendo cenno alla Parabola del gran convito (Matteo 22:2-10, Luca 14:15-24) – ha voluto sottolineare lo spirito con cui la FCEI affronta da ormai tre decenni il fenomeno migratorio: “le parole che noi leghiamo al fenomeno migratorio sono non solo ‘accoglienza’, ‘integrazione’ e ‘diritti’, ma anche ‘umanità’, ‘dignità’, ‘futuro’, nonché ‘testimonianza’, ‘mondo nuovo’, ‘giustizia’, e non ultimo, ‘fiducia’, ‘speranza’, ‘salvezza’. Un approccio che non può certo essere assimilato, nemmeno lontanamente, ad una logica di mercato”.
Apprezzamento per il progetto Mediterranean Hope (MH), è stato espresso dal prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, nonché dal prefetto di Ragusa, Annunziato Vardé. I due hanno ribadito come l’intervento delle istituzioni nell’affrontare il fenomeno migratorio sia dei più vigili nel contrastare ogni forma di sfruttamento, che pure si verifica. Per quanto riguarda la gestione dell’accoglienza, è ora importante, secondo il prefetto Morcone, uscire dalla logica dell’emergenza: “Un traguardo fattibile, se si pensa che basterebbe che gli 8mila e passa Comuni italiani, accogliessero ciascuno una decina di migranti. In questo modo nessuno parlerebbe più di invasione. Nella sola Sicilia – ha detto il prefetto – si trova il 22% dei migranti, a fronte di un 4% nella Regione Veneto”. Ridistribuzione, dunque, in concorso con le Regioni e gli Enti locali, ma anche valorizzazione delle “buone pratiche” degli SPRAR, velocizzazione nel riconoscimento delle pratiche per lo status di rifugiato. E, soprattutto, protezione per i migranti minori non accompagnati, un fenomeno in crescita esponenziale. Per quanto riguarda l’apertura di canali umanitari dalle zone in conflitto, con la possibilità di garantire a soggetti particolarmente vulnerabili un arrivo in sicurezza nei paesi UE – un opzione fortemente caldeggiata dalla FCEI – il prefetto Morcone ha detto che nel 2015 è già pianificato un primo contingente di 500 casi da individuare.
Il Convegno è proseguito con gli interventi di esperti e ricercatori, nella consapevolezza che “il mondo delle istituzioni, della società civile e della ricerca hanno bisogno di interagire”, come ha detto Paolo Naso della Commissione studi della FCEI e tra gli organizzatori dell’iniziativa.
Tra gli intervenuti l’antropologo Pino Schirripa che, fornendo un quadro storico, si è soffermato sul concetto delle migrazioni come mutamento culturale; del sociologoAndrea Torre, che ha fornito utili statistiche che confutano l’idea di un’invasione di rifugiati negli ultimi 16 anni, compreso il 2014 che pure ha visto sbarcare in Italia 170mila persone; di Fabrizio Maronta, giornalista della rivista Limes, che ha tracciato un quadro, drammatico, dei conflitti in Siria e Libia, e delle nuove rotte dei trafficanti di migranti; dell’esperto di migrazioni Fulvio Vassallo Paleologo, che si è soffermato sulla natura dei flussi migratori in Italia e Europa e sulle risposte, non sempre adeguate, delle istituzioni; della giurista Alessandra Sciurba, che ha insistito sull’importanza del diritto d’asilo che continua a non trovare sufficiente applicazione, eccezion fatta per la Corte europea dei diritti dell’uomo, ultimo baluardo a difendere – in un’Europa straziata da 7 anni di crisi – “il diritto che dà diritti”.
Il convegno si è concluso presso il Gran Teatro di Scicli, dove c’è stato un incontro con le scuole superiori della città sul tema dell’integrazione e di quale futuro vogliamo costruire con chi arriva sulle nostre coste, curato dal politologo Paolo Naso; mentre Valentina Brinisdell’Associazione “A buon diritto”, ha fornito elementi concreti sul lavoro con e per i migranti, a favore dei loro diritti.
A chiudere è stato un concerto di Santino Spinelli e della sua band, che agli studenti ha proposto musiche rom, non senza ricordare alle ragazze e ai ragazzi che “per conoscere l’altro bisogna fare uno sforzo. Ma ne vale la pena! Per voi, per la nostra società, per il futuro!”.
Gli atti del Convegno verranno pubblicati prossimamente su un dossier speciale della rivista Limes.