Roma (NEV), 13 maggio 2015 – “In un’Europa pluralista siamo convinti che ci sia bisogno di una visione cristiana della libertà umana”, basata sul “reciproco servizio” e vissuta “con e per gli altri”. Lo afferma il messaggio (vedi Documentazione) del Comitato congiunto della Conferenza delle chiese europee (KEK) e del Consiglio delle conferenze episcopali cattoliche d’Europa (CCEE), redatto a conclusione dell’incontro annuale tenutosi a Roma dal 6 all’8 maggio scorsi. L’incontro, co-presieduto dall’anglicano Christopher Hill e dal cattolico Peter Erdő, ha avuto come tema “La libertà e le libertà: un approccio cristiano”.
“Sono stati tre giorni di lavoro molto proficui – ha spiegato Hill, presidente della KEK, a margine di una conferenza stampa tenutasi lo scorso venerdì presso Radio vaticana -. Abbiamo discusso, tra l’altro, del rapporto tra Stato e chiese, di fondamentalismi, della persecuzione dei cristiani nel mondo, il tutto nella cornice più ampia del tema generale della libertà e delle libertà”. Una distinzione, quella della libertà al singolare e al plurale, che è stata spiegata nella conferenza stampa da mons. Erdő: al singolare indicherebbe quella libertà inerente all’essere umano, in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio; al plurale invece indicherebbe i diritti individuali la cui fonte è nella società e nello Stato. Un tema problematico, soprattutto a livello ecumenico: “Tra le chiese cristiane permangono delle differenze, per esempio, su temi etici anche rilevanti – ha precisato Hill -. Qualche volta partiamo da principi generali comuni per arrivare a conseguenze pratiche diverse. Possiamo, tuttavia, affermare che siamo d’accordo sul fatto che la concezione cristiana si esprima nella relazione con l’altro piuttosto che nell’affermazione assoluta del proprio diritto nella società”. E in effetti un forte consenso su questioni sociali rilevanti emerge in modo chiaro dal messaggio finale nel quale gli estensori chiedono “una libertà che denuncia l’oppressione e la violenza contro le donne perpetrata in nome di qualsiasi religione”; “che salvi i migranti nel Mediterraneo” e operi per mettere fine alle cause delle migrazioni; combatta i pregiudizi verso i rom; ponga fine al traffico di esseri umani; e sappia custodire il creato.
Durante i loro lavori, i membri del Comitato congiunto sono stati ricevuti, lo scorso 7 maggio, in udienza da papa Francesco. “E’ stato un incontro molto positivo nel quale, come spesso succede con questo papa, alla formalità dell’occasione si è unita l’autenticità della sua persona. Nell’udienza abbiamo presentato il lavoro della commissione, l’impegno a trovare una voce comune dei cristiani europei su questioni rilevanti per le società del nostro continente. Un impegno che ha trovato in Francesco parole di incoraggiamento”.
DOCUMENTAZIONE
Roma (NEV), 13 maggio 2015 – Pubblichiamo il messaggio finale del Comitato Congiunto della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), riunitosi a Roma dal 6-8 maggio 2015.
Per un’Europa della Libertà
Noi Europei, godiamo di un’immensa libertà nella nostra vita quotidiana. Abbiamo un debito nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduti e che hanno lottato per costruire un ordine sociale in cui il bene comune e la libertà delle persone potessero coesistere in armonia.
In questo 70° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, ci viene ricordata la nostra lotta intensa, e talvolta violenta, contro ideologie portatrici di morte. Questa lotta per la libertà ha dato origine alla Convenzione per la Tutela dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali, che sottolinea il fatto che la libertà è sempre associata a doveri e responsabilità.
All’ombra di questo momento buio della storia, rinnoviamo il nostro impegno per una visione della libertà che sia proficua per tutti.
In un’Europa pluralista siamo convinti che ci sia bisogno di una visione cristiana della libertà umana. Riteniamo che tale libertà sia parte di noi perché Dio ci ha creati liberi. La nostra libertà cristiana è un dono di Dio radicato in Cristo e ci chiama a una vita di reciproco servizio. Cristo ci sfida a usare la nostra libertà per realizzare il regno di Dio qui e ora. Non c’è libertà al di fuori di una libertà con e per gli altri.
La libertà, che si basa sulla verità, si trova non di rado in conflitto con quelle che così spesso si riscontrano altrove nelle nostre società. Troppo spesso ci imbattiamo in interpretazioni della libertà intesa come soddisfazione individualista e consumo senza significato.
Al nostro incontro di Roma, abbiamo discusso alcuni aspetti della libertà orientata alla responsabilità verso Dio e verso il prossimo:
– Chiediamo una libertà che denuncia l’oppressione e la violenza contro le donne perpetrata in nome di qualsiasi religione.
– Chiediamo una libertà che salvi i migranti nel Mediterraneo, operi per porre fine alle cause della migrazione disperata e permetta a tutti di vivere in pace nei propri paesi di origine.
– Chiediamo una libertà che esprima parole di solidarietà contro i pregiudizi sui Rom.
– Chiediamo una libertà che s’impegna a porre fine alla schiavitù e al traffico degli esseri umani dei tempi moderni in tutto il mondo in conformità con la richiesta dei leader religiosi del 2 dicembre scorso sull’abolizione della schiavitù.
– Chiediamo una libertà che definisca la Creazione come dono sacro, specialmente adesso che le comunità religiose vogliono condividere la loro riflessione sulle questioni ambientali e provano ad accompagnare i colloqui di Parigi (COP21) sul cambiamento climatico a dicembre.
– Chiediamo una libertà che sceglie la speranza anziché la disperazione, e vive in solidarietà con i giovani nel loro sforzo di avviarsi al lavoro e di fondare una famiglia.
Ci sia concesso di usare i nostri liberi cuori e le nostre libere menti per sanare le ferite e per promuovere la speranza nel nostro mondo afflitto eppure benedetto.
Settant’anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, preghiamo per la pace in Europa e nel mondo che deve essere sempre frutto della giustizia.
In tutto ciò che facciamo, possa sentirsi l’eco del grido delle scritture “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri” (Galati 5, 13).
KEK
Rt. Rev. Christopher Hill, Vescovo di Guildford e Presidente CEC
Molto Reverenda Karin Burstrand, Chiesa di Svezia, Vice-Presidente CEC
Metropolita Emmanuel di France, Metropolia Greco-Ortodossa di Francia (Esarcato del Patriarcato Ecumenico), Vice-Presidente CEC
Reverenda Adriana Florea, Chiesa Evangelica A.B. in Romania
Reverenda Silke Tosch, Unione delle Chiese Evangeliche Libere in Germania
Metropolita Joseph, Metropolia Ortodossa Rumena d’Europa Occidentale e Meridionale Rev. Archimandrita Ignatios Sotiriadis, Chiesa di Grecia
Rev. Guy Liagre, Segretario generale CEC
CCEE
Cardinale Péter Erdö, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente CCEE
Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova, Vice-Presidente CCEE S.E.R. Mons. Angelo Massafra (OFM), Arcivescovo di Scutari-Pult, Vice-Presidente CCEE
S.E.R. Mons. Ján Babjak (S.J.) Arcivescovo di Prešov
S.E.R. Mons. Roland Minnerath, Arcivescovo di Dijon
S.E.R. Mons. Kevin McDonald, Arcivescovo emerito di Southwark
Padre Patrick Daly, Segretario generale della Comece
Mons. Duarte da Cunha, Segretario generale CCEE