Migranti. Uscito il nuovo “Limes” dal titolo “Chi bussa alla mia porta”

Il progetto “Humanitarian Desk” della FCEI e Sant’Egidio nei contributi di Naso e Impagliazzo

Roma (NEV), 29 luglio 2015 – “Il migrante ci smaschera. Lo straniero che approda sulle nostre sponde rompe il ritmo della quotidianità. E’ l’irregolare per eccellenza. Perciò ci costringe a riflettere sulle regole della nostra vita sociale e politica. Ce ne spalanca gli abissi insondati, ce ne illumina gli angoli oscuri. Mette in questione tutto ciò che per noi non è questionabile. E ci espone alla più radicale delle domande: chi siamo? Pur di non rispondere a tanta dolorosa interrogazione, spesso preferiamo respingere – non solo metaforicamente – l’altro da noi. Rimuoverlo”. Così apre l’editoriale “Extraeuropei ed ex europei” del numero 6/2015 della rivista italiana di geopolitica “Limes” diretta da Lucio Caracciolo, che questa volta e con il titolo “Chi bussa alla nostra porta”, attraverso analisi e commenti di esperti, ha voluto approfondire in modo interdisciplinare il fenomeno migratorio.

La prima parte del volume è dedicata ai “Circuiti dei migranti”: rotte, guerre, voci di chi vuol lasciare l’Africa. La seconda è improntata sul “che fare” con i contributi di Paolo Naso, Marco Impagliazzo, Nadan Petrovic e Fulvio Vassallo Paleologo. Nel saggio “Migrazioni 2.0” Naso, coordinatore della Commissione studi della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), presenta l’idea dei corridoi umanitari proposta dalla FCEI insieme alla Comunità di Sant’Egidio: un’idea “che ipotizza l‘apertura di corridoi per soggetti vulnerabili ai quali si potrebbe riconoscere un visto per protezione umanitaria”. Il fatto che ad avanzare questa proposta e a cercare di praticarla “siano due soggetti da decenni impegnati nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione – prosegue Naso –, delinea un modello sussidiario tra la politica dello Stato e l’azione del mondo del volontariato e della comunità civile che ha mostrato di poter produrre risultati importanti soprattutto in considerazione del fatto che, diversamente da altri progetti sperimentali, è a totale carico finanziario di chi lo propone e si candida a contribuire a realizzarlo”. E’ a monte che “si deve intervenire”, ricorda anche Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio: “su tale base si fonda Humanitarian Desk, nome provvisorio di un progetto sperimentale pronto a partire, concepito in partenariato dalla FCEI, da Sant’Egidio e dalla Tavola valdese”.

La terza parte della rivista si chiude con “Frontiere di caoslandia”; una riflessione di Matteo Pugliese su “L’Iran nei Balcani” e “La storia in carte” a cura di Edoardo Boria (www.limesonline.com).