Diritti. Concluso in Turchia il convegno della KEK su diritti umani e libertà religiosa

I lavori aperti dal patriarca ecumenico Bartolomeo I

Roma (NEV), 16 settembre 2015 – La promozione e la protezione dei diritti umani e della libertà di religione e di credo per ogni essere umano, popolo e nazione fanno parte del DNA della Conferenza delle chiese europee (KEK). Con questa affermazione inizia il documento conclusivo del convegno sui diritti umani organizzato dalla KEK ad Halki, nell’isola turca di Hebeyliada, dal 6 al 9 settembre scorsi. L’incontro ha visto la partecipazione di oltre 40 esperti provenienti da tutta Europa e appartenenti alle chiese membro della KEK, alla società civile, al mondo accademico e alle istituzioni europee. Il convegno è stato aperto dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e, nel suo svolgimento, ha dato l’opportunità ai partecipanti di conoscere meglio il mondo ortodosso di lingua greca. Significativo anche il luogo dell’incontro: Halki era infatti la sede di un’importante scuola di formazione teologica chiusa nel 1971 da una legge della Turchia che bandiva gli istituti privati di educazione superiore.

Tra i molti temi affrontati, la difesa delle minoranze religiose in Europa e oltre, il ruolo della religione nello spazio pubblico, le crisi in Siria e in Iraq. In particolare molti interventi hanno sottolineato la necessità di garantire i più basilari diritti umani ai profughi che stanno giungendo in Europa. Come si legge nel documento finale, “in questo momento storico le chiese europee sono chiamate a condannare pubblicamente le violazioni dei diritti umani subite da profughi e richiedenti asilo, cercando un dialogo con i rispettivi governi per cambiare in meglio la situazione”.

Il fatto che il convegno si sia svolto in Turchia ha suscitato alcune considerazioni da parte dei diversi oratori. Nel discorso inaugurale, il vescovo anglicano Christopher Hill, presidente della KEK, ha sottolineato la generosa ospitalità che la Turchia offre a due milioni di profughi delle vicine nazioni del Medio Oriente. Il documento finale del convegno ha espresso il sostegno dei partecipanti alla richiesta di adesione della Turchia nell’UE, sottolineando tuttavia che “esistono ancora degli ostacoli”: tra questi, la situazione della libertà di religione e di credo che “rimane una questione complicata”, il rapporto con la minoranza curda, la questione armena, e il rapporto tra le comunità turca e greca a Cipro.