Roma (NEV), 4 novembre 2015 – Si è svolta il 29 ottobre a Monaco (Germania) una consultazione promossa dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), in collaborazione con la Chiesa evangelica della Baviera, sul tema delle migrazioni dal Nord Africa. L’incontro, convocato d’urgenza, ha visto la partecipazione di 35 leader o rappresentanti di chiese evangeliche ed ortodosse d’Europa, del Medio Oriente e dell’Africa. A presiederlo sono stati il segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit, e il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm, attualmente presidente della Chiesa evangelica in Germania (EKD).
“Un incontro necessario ma non risolutivo”, ha commentato Paolo Naso, inviato dalla Tavola valdese anche per il suo impegno nel quadro di Mediterranean Hope, il progetto di intervento sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Secondo Naso, la consultazione ha confermato “le grandi potenzialità ma anche i limiti di strutture come il CEC. Indubbia, infatti, la capacità di mettere insieme rappresentanti di comunità molto diverse tra loro come, ad esempio, metodisti europei e antiche chiese orientali come i copti iracheni. Al tempo stesso, però, proprio questa inclusività rende difficile l’adozione di strategie precise e mirate. Pensiamo al fatto che mentre le chiese dell’Europa cercano di accogliere i migranti, quelle del Medio Oriente si preoccupano che partano anche i cristiani e cercano di trattenerli. Oppure al fatto che mentre per molte chiese il dialogo con l’islam è una pratica giudicata non solo opportuna ma necessaria, per altre – quelle che subiscono le violenze dell’Isis – è una pericolosa trappola che minaccia lo stesso futuro della cristianità”.
La consultazione è avvenuta a porte chiuse e ha prodotto un documento di carattere generale che non intende avere carattere programmatico e che si limita a richiamare alcuni temi. “Un testo fatalmente generico – commenta ancora Naso – che richiama le chiese alla loro responsabilità sul piano del servizio al prossimo che bussa alla loro porta. Ed è indubbio che l’azione delle chiese sia la ‘grande sorpresa’ in un’Europa in cui si alzano muri e barriere di filo spinato. Al fondo questo è stato il dato centrale della consultazione: in un’Europa disattenta o, peggio, ostile alle migrazioni globali, le chiese sono in prima linea a testimoniare il valore cristiano dell’accoglienza e dell’integrazione”.