Roma (NEV), 9 dicembre 2015 – L’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, riunita a Pomezia dal 4 all’8 dicembre, ha approvato una lunga e articolata mozione in tema di migrazioni, la cui parte introduttiva è stata recepita come documento dell’Assemblea. Di seguito il testo:
ACCOGLIERE CHI E’ FORESTIERO
L’Assemblea della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) riunita a Pomezia dal 4 all’8 dicembre 2015, in riferimento al fenomeno della migrazione di migliaia di persone provenienti da Paesi che vivono una grave instabilità politica ed economica o che sono attraversati da guerre sanguinose, o fuggono da luoghi in cui i loro diritti e le loro libertà sono negate, a cominciare da quella di coscienza e di religione, riascolta in un nuovo contesto le parole di Gesù che in Matteo 25 ci invita a “dare da mangiare all’affamato (…), accogliere chi è forestiero” e sente rinnovata la vocazione a un annuncio di salvezza che coinvolga la loro vita fisica e la loro speranza, rivolto a persone che affrontano viaggi estremamente rischiosi e che sono stati spesso testimoni di tragedie e protagonisti di inenarrabili sofferenze.
La FCEI non intende sottrarsi alla responsabilità di analizzare, comprendere e denunciare le complesse cause di questo dramma – che ha trasformato il Mediterraneo – e non solo – in un cimitero che accoglie oltre 30mila morti, la maggior parte dei quali rimangono senza nome. La guerra e la sua linfa vitale, che è il traffico delle armi, e la corruzione di alcuni governi dei Paesi in via di sviluppo – in connivenza con quelli europei che ne approfittano per perpetuare politiche post-coloniali – costituiscono tra le principali sorgenti di questo male a cui bisogna porre rimedio al più presto, con una politica estera che incida sulle cause e che vorremmo coinvolgesse l’intera Europa e le Nazioni Unite.
Lampedusa, divenuto ormai luogo simbolico – ma non esclusivo – di dove comincia l’Europa, non può e non deve essere il luogo in cui l’Europa anche finisce. E’ necessario al più presto che il Regolamento di Dublino sia rivisto alla luce delle urgenze di questa nuova ondata di rifugiati.
Come cristiani/e ci sentiamo impegnati a dare una risposta innanzitutto in termini di prima accoglienza a coloro – uomini, donne e minori – che hanno affrontato un viaggio rischioso che spesso si accompagna al lutto per la perdita di congiunti, ma riteniamo che sia nostro dovere individuare anche un livello più alto di intervento, mirato a favorire il loro ingresso attraverso l’apertura di corridoi umanitari.
Il progetto Mediterranean Hope, creato e implementato velocemente nello scorso triennio sulla base di questa urgenza pressante nata dalle sempre più numerose tragedie del Mediterraneo e in particolare da quella del 3 ottobre 2013, urgenza raccolta in primis dalle Chiese valdesi e metodiste che hanno dato l’avvio con i propri finanziamenti Otto per mille, è un’operazione che parte dall’esperienza e dal saper fare e dalla credibilità acquisita in oltre 30 anni dal Servizio rifugiati e migranti (SRM), senza i quali sarebbe stato impensabile anche poterne concepire l’ideazione e l’attuazione. Pur consapevoli delle difficoltà sorte proprio dalla rapidità della sua genesi, l’Assemblea ne dà una lettura positiva e incoraggiante per il futuro.