Roma (NEV), 11 maggio 2016 – Una cinquantina di leader cristiani statunitensi si sono apertamente schierati contro Donald Trump, il magnate americano candidato alle prossime elezioni presidenziali. In un documento congiunto, i religiosi affermano che quella in corso non è “una normale campagna elettorale in cui i cristiani possono legittimamente avere opinioni diverse. Si tratta invece di un momento in cui è necessario verificare la propria fede”. L’accusa a Trump è di “risvegliare i valori peggiori della nazione” e di essere “una minaccia per i principi della nostra fede e per la salute della democrazia”. In particolare, a venire condannato è il messaggio intriso di fanatismo razziale, religioso, e di genere che, secondo gli estensori del documento, è sempre serpeggiato nella politica americana ma che ora Trump ha portato alla ribalta pubblica.
Come si legge nel testo: “messaggi incendiari di fanatismo razziale, religioso e nazionalista esigono la resistenza confessionale da parte dei cristiani che credono che l’immagine di Dio sia la stessa in ogni essere umano. Noi riteniamo di essere chiamati ad amare Cristo nell’incontro con l’altro… Il razzismo è un peccato contro lo Spirito santo, che si oppone apertamente all’opera di Dio nel mondo”. La convinzione dei religiosi è che “questa non è la solita politica, ma piuttosto una crisi morale e teologica che ci obbliga a prendere la parola come leader di fede”.
Tra i firmatari del documento figurano il metodista Jim Winkler, presidente del Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti (NCCCUSA); l’evangelico Jim Wallis, fondatore di Sojourners; Marie Dennis, copresidente di Pax Christi International.