Roma (NEV), 8 giugno 2016 – “Una decisione che emargina e colpisce la dignità delle donne”. Così ha reagito la Federazione luterana mondiale (FLM) alla decisione del Sinodo della chiesa luterana della Lettonia (ELCL) di escludere le donne dal pastorato. Il Sinodo dei luterani lettoni ha infatti modificato una norma approvata nel 1975, in base alla quale il pastorato era aperto a chiunque senza distinzione di genere, specificando che da ora in poi i candidati pastori potranno essere solo di “sesso maschile”. La chiesa luterana lettone non consacrava donne pastore ormai da anni, ma la decisione del Sinodo, raggiunta con una maggioranza del 77% dei votanti, “riporta la nazione indietro di molti anni”. Questo, almeno, è il parere critico della Chiesa evangelica luterana lettone all’estero, composta da lettoni che vivono fuori dal Paese e che consacra donne pastore.“Siamo rattristati nel vedere la ELCL staccarsi da un cammino e una pratica comune”, hanno dichiarato i vertici dei luterani mondiali. In ben cinque Assemblee generali consecutive la FLM aveva ribadito l’obiettivo comune alle chiese membro di estendere alle donne il ministero ordinato. Un obiettivo che ha dato nel tempo frutti positivi, tanto che oggi l’80% delle chiese della FLM prevede il pastorato femminile. In precedenti incontri, la FLM, informata delle intenzioni della ELCL, aveva fatto presente le proprie pesanti obiezioni, senza esito. Nel mondo luterano la decisione dei lettoni è stata criticata anche dal presidente della Chiesa evangelica in Germania (EKD), Heinrich Bedford-Strohm, che per primo aveva espresso profonde riserve. Tuttavia, la grande maggioranza che ha permesso di rendere esclusivamente maschile il ministero ordinato – per una decisione del genere erano richiesti i ¾ dell’Assemblea – compie la quadratura del cerchio in senso ultra conservatore dell’arcivescovo Janis Vanags, noto per le sue posizioni pesantemente contrarie all’omosessualità e, oggi possiamo dirlo, apertamente maschiliste.