Scicli, Ragusa (NEV), 13 luglio 2016 – “Grandpa, mangiaria!”. Sono le 9.30, l’orario per la colazione è ormai concluso ma Kebba si ostina ad arrivare tardi e a pretendere di voler mangiare il panino con la nutella che gli altri ragazzi, invece, hanno già gustato nella calma mattutina. È così che inizia una nuova giornata alla Casa delle Culture di Scicli. Faticosamente i ragazzi si svegliano ma c’è sempre qualcuno che rimane a poltrire fino a tardi nel letto. Così Gerardo, l’operatore ormai denominato da tutti i ragazzi “Grandpa”, sale su per le scale dei tre piani, entra negli appartamenti, alcuni ragazzi si aggirano assonnati tra i corridoi e i bagni. “Grandpa” apre le porte delle stanze e, generalmente intonando un falso blues ispirato dal momento ma alcune volte limitandosi al repertorio melodico italiano anni ‘70, richiama l’attenzione dei dormienti che, però, dopo un apparente e momentaneo risveglio implorano ancora dieci minuti di sonno. Spesso riescono ad ottenerli ma non oggi! Il lunedì mattina alle 11 c’è la lezione di italiano perciò non si può ottenere il tanto agognato prolungamento del sonno. Quindi si passa all’azione: si aprono i balconi per far entrare quanta più luce possibile e lì, davanti alla potenza del sole siciliano nessuno può vincere. Ecco che i corridoi si affollano nell’attesa del proprio turno per la doccia nei bagni. Alcuni ragazzi, rispettando i turni giornalieri, portano in lavanderia il loro sacchetto pieno di vestiti da lavare. Per poter raggiungere la zona lavanderia bisogna attraversare la cucina, il profumo del pollo alle verdure al forno e del riso si sente già dalle scale e i ragazzi scommettono su cosa abbiano cucinato Mauro o Erica per il pranzo. Adam è già lì in cucina con il solito grembiule giallo a tagliare melanzane e peperoni e, immancabilmente, a discutere con gli operatori addetti alla cucina sulle modalità di cottura del riso perché lui in Nigeria lo mangiava secco e sgranato. La discussione Adam vs Mauro va a finire sempre sulla solita questione “è meglio il cibo italiano o quello nigeriano?”. Nessuno ha ancora capito come facciano a giungere sempre a discutere del medesimo argomento, ogni giorno, e sempre con lo stesso fervore. Entrambi eccessivamente di parte e poco inclini al compromesso concludono affermando che la cucina nigeriana è la migliore al mondo e subito dopo c’è quella italiana. Stesso ragionamento di Mauro ma al contrario… nonostante lui in Nigeria non ci abbia mai messo piede!
Mancano pochi minuti alle undici, per le scale i ragazzi corrono con i quaderni tra le mani: destinazione aula di italiano. Tra le lettere dell’alfabeto italiano e le mappe dei diversi continenti appese ai muri inizia la recitazione corale del verbo essere, “io sono, tu sei, egli è…” ma Bernadetta, professoressa volontaria, ferma il coro per spiegare che “egli” può essere tranquillamente sostituito con “lui” perché molto più d’uso comune. Tra i giorni della settimana, gli articoli determinativi e l’imperfetto del verbo giocare il tempo vola e ormai sono già quasi le dodici e trenta, bisogna correre in cucina per apparecchiare la tavola. I quattro ragazzi di turno sistemano le tovaglie, le posate e si assicurano che l’acqua in frigo sia fresca al punto giusto. Mauro o Erica hanno già predisposto i piatti pieni di pollo e riso ma c’è una sorpresa: il banku! Finalmente le eterne discussioni tra Mauro e Adam hanno generato un finale concreto… e saporito. Adam ha sfidato tutti volendo preparare questo piatto, a quanto pare di origini ghanesi, ma molto diffuso anche in Nigeria. Sembra essere molto gradito anche dalle altre nazionalità presenti alla Casa delle Culture dato che termina in un lampo mentre il riso rimane nella pentola nell’attesa che qualcuno lo mangi.
Dopo le fatiche della mattina e del pranzo, il meritato riposo avviene nella sala svago dove alcuni ragazzi si posizionano davanti ai PC per ascoltare musica e per controllare le notifiche di facebook, il mezzo più utilizzato per comunicare con parenti e amici vicini e lontani. Dalla zona TV si odono scroscianti risate, sono i ragazzi gambiani seduti sulle poltrone che guardano “Tom & Jerry” e spiegano che nel loro paese guardavano sempre questo cartone animato.
Grandpa torna nel pomeriggio per riprendere il suo turno di lavoro nel migliore dei modi: tutti al mare!! Per arrivare sulle spiagge di Donnalucata bisogna compiere più viaggi perché il furgone può trasportare solo nove persone alla volta, quindi su e giù tra Scicli e la località marina fin quando si è tutti sulle rive di quella parte del Mediterraneo che volge lo sguardo verso la Libia. Le urla di gioia dei ragazzi scatenati si sentono da lontano, qualche turista rimane interdetto, qualche autoctono mostra un timido sorriso. Tra schizzi d’acqua, capriole, nuoto a stile libero e a rana, c’è sempre qualcuno che rimane in disparte, in piedi sulla riva o seduto su uno scoglio. Lo sguardo è perso sulla distesa d’acqua, il Mediterraneo, il mare chiuso tanto agognato, il mare tanto odiato. C’è chi ha confessato di non saper nuotare, come abbia vissuto la decisione di attraversare il Mediterraneo è un mistero complicato da scoprire. Il viaggio tra i paesi africani, l’attraversamento del deserto, la permanenza in Libia, quel momento esatto in cui hanno pensato “sì, prenderò quella barca per attraversare il Mediterraneo”, è un racconto che non puoi capire neanche se l’hai ascoltato dalle voci di dieci, cento, mille di loro.
Dopo una partita Italia-Africa alla “Marrakech Express”, conclusasi con una schiacciante vittoria dei ragazzi italiani invitati al gioco mentre prendevano il sole, il folto gruppo si dirige verso il furgoncino e ognuno attende il proprio turno per tornare a casa, a Scicli.
È già ora di cena, spaghetti con tanto sugo, perché la “sauce” non deve mai mancare, verdure miste e una grossa fetta di anguria e si arriva così alla sera e a Bartolo, l’operatore notturno che arriva sempre in largo anticipo e che puntualmente viene travolto dagli abbracci dei ragazzi. Per stasera niente festa, non ci sono particolari eventi da festeggiare, per cui c’è chi ritorna davanti al PC, chi gioca a carte, chi preferisce percorrere le strade della Scicli notturna ma a mezzanotte bisogna rientrare perché la giornata alla Casa delle Culture si addormenta con il rumore delle saracinesche.