Roma (NEV), 13 luglio 2016 – È unanime la voce delle chiese statunitensi e degli organismi ecumenici internazionali nel condannare le violenze razziali che dalla Louisiana al Minnesota alla città di Dallas hanno sconvolto gli USA negli ultimi giorni. Attraverso un comunicato ufficiale, con equidistanza si è espresso il Consiglio delle chiese cristiane degli USA (NCCCUSA), che rappresenta 45 milioni di cristiani del paese: “Ogni parola suona inadeguata a esprimere la profondità del nostro dolore e la portata della nostra preoccupazione per la stabilità e il benessere del nostro paese. La nostra società ha bisogno di una trasformazione radicale, di abbandonare sospetto e rabbia per abbracciare fiducia e riconciliazione. Non verrà meno il nostro impegno per il raggiungimento della giustizia razziale, per la prevenzione della violenza armata, per la riconciliazione della nostra gente”.
Tra le innumerevoli reazioni spicca quella di Elizabeth Eaton, vescova della Chiesa luterana degli Stati Uniti (ELCA): “Stiamo uccidendo noi stessi: niente potrà cambiare fino a quando noi della comunità bianca non avvertiremo come nostra la morte di una persona di colore”. Sulla medesima linea, Agnes Abuom, moderatora del Comitato Centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) – nonché guida, nell’aprile scorso, della delegazione ecumenica che ha reso visita alle comunità nere più colpite dal ritorno del fenomeno del razzismo – ha affidato il suo dolore a queste parole: “Preghiamo affinché ognuno di noi possa essere catalizzatore del cambiamento nel momento in cui ci opponiamo al razzismo e alla discriminazione che è alla radice di questa rabbia e di questa indicibile violenza”. A innescare il meccanismo delle violenza che sembra riportare gli Stati Uniti agli scontri razziali degli anni Sessanta è stata l’uccisione di due cittadini afro-americani da parte della polizia: Alton Sterling, 37 anni, morto il 5 luglio in Louisiana e Philando Castile, 32 anni, ucciso in Minnesota il giorno dopo. Il 7 luglio, durante la marcia di protesta organizzata a Dallas (Texas) dal movimento #BlackLivesMatter, il venticinquenne afroamericano Micah Xavier Johnson ha aperto il fuoco sulle forze di polizia che accompagnavano il corteo, uccidendo cinque agenti e ferendone una decina. A poche ore dalla strage di Dallas, da Varsavia (Polonia), il presidente Obama ha annunciato la convocazione della task force nata dopo i tragici fatti di Ferguson, nell’agosto 2014.