Torre Pellice (Torino), 23 agosto 2016 – I “corridoi umanitari” presentati e raccontati nel tempio valdese di Torre Pellice. È quanto avvenuto ieri, 22 agosto, durante la serata pubblica del Sinodo metodista e valdese (Torre Pellice, 21-26 agosto), quest’anno intitolata “Corridoi di speranza”. Di fronte a una chiesa gremita sono intervenuti Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope – un progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) di cui i “corridoi umanitari” rappresentano uno dei pilastri –, Daniela Pompei della Comunità di Sant’Egidio, il pastore della chiesa metodista di Scicli Francesco Sciotto, il deputato Luigi Lacquaniti, Jamal Makawi, cittadino siriano giunto in Italia dal Libano proprio grazie a “corridoi” e, subito prima della chiusura del moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini, il giornalista Gad Lerner, ospite d’eccezione. Nelle parole di Paolo Naso, quella dei “corridoi umanitari” – promossi dalla FCEI insieme alla Tavola valdese e alla Comunità di Sant’Egidio grazie a un accordo firmato il 15 dicembre scorso con il governo italiano – è “un’avventura politica, umana e spirituale”. Politica perché “siamo andati a chiedere ai ministri del nostro governo di fare qualcosa di mai fatto prima in Europa”; umana e spirituale perché “è stato un viaggio nell’umanità del XXI secolo, un percorso negli abissi della nostra coscienza, un’avventura della fede”. Nel solco tracciato da Naso è intervenuta la rappresentante di Sant’Egidio Daniela Pompei, raccontando lo “sforzo di studio” profuso per superare le difficoltà giuridiche e le reticenze di una politica disabituata a lavorare fuori dagli schemi esistenti. Sulla tenacia e la pazienza che è richiesta dalla fede ha insistito il pastore Francesco Sciotto, che ha dedicato il suo intervento alla “Casa delle culture” di Scicli, un altro progetto che fa capo a Mediterranean Hope. A seguito dei saluti dell’onorevole Luigi Lacquaniti, che in un excursus sull’attualità politica ha descritto la Brexit come un preoccupante “no all’accoglienza”, è intervenuto Gad Lerner. Il suo intervento ha preso le mosse dalla realtà numeri, dalla “sproporzione tra i sommersi e salvati”. “Non la facciamo facile –ha esordito il giornalista – avete scelto di sfidare le allucinanti tariffe di monopolio che per troppo tempo abbiamo lasciato alle tratte criminali, ma quanto contano, di fronte alla tragedia della Siria, i mille che riuscirete a salvare? Mentalità ciniche e dissacranti – ha specificato Lerner– potranno descrivere come eccentrico e velleitario il tentativo dei corridoi umanitari. Altri invece, e io sono tra questi, laicamente credono alla profezia di queste lungimiranti posizioni di minoranza. Ferma restando l’esiguità numerica, io non esito a definire il vostro progetto profetico. Il credere è minoritario ma lavora sul futuro e si diffonde. Da qui si comincia, dal valore della profezia”. Sull’analisi di Gad Lerner è intervenuto il moderatore Bernardini. Citando Karl Barth, che sulle macerie morali del nazismo seppe chiedersi “come guariranno i tedeschi?”, il pastore Bernardini ha parlato della “fortuna di essere cristiani” come della condizione di chi avverte dentro di sé la “disponibilità al tentativo e all’ignoto”. “Se oggi non facciamo questo, come guariremo?” è la domanda provocatoria che ha concluso un’insolita serata di chiesa. Durante la quale è intervenuto, commosso, anche Jamal Makawi, cittadino siriano che grazie ai corridoi ha lasciato il Libano e oggi vive a Torino con la sua famiglia, in un alloggio della Commissione Sinodale per la Diaconia (CSD). ”Non ho parole per descrivere questo progetto, le persone che ho incontrato e che mi hanno portato in Italia per me sono angeli. L’Italia è il paese migliore d’Europa”.
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