Scicli, Ragusa (NEV), 7 settembre 2016 – Dall’erba la palla si alza, Yhaya con un movimento rapido e deciso riesce a fermare quel tentativo di goal. “No problem” dice il ragazzo con uno spiccato accento siciliano, una pacca sulla spalla e si continua. “Yalla, yalla” urlano i ragazzi color ebano che scalzi affondano più volte la palla nella rete degli avversari.
Oggi 28 luglio, in un caldo pomeriggio estivo, noi volontari e i ragazzi ospiti della Casa delle Culture di Scicli siamo stati invitati al centro educativo “Crisci Ranni Casa Don Puglisi”, un polmone verde collocato tra la parte alta e la parte bassa di Modica. Un punto di riferimento per i ragazzini del quartiere, essendo dotato di vasti spazi attrezzati per passeggiare, giocare e fare i compiti.
Dopo l’imbarazzo iniziale e gli sguardi curiosi, riusciamo subito a metter su un vero torneo di calcio multiculturale con casacche e tifo annessi, una partita di pallavolo, un tavolo dove passando si sente “Uno!” pronunciato in diversi accenti e un’accesa partita al biliardino.
L’ambiente diventa subito disteso e sereno e ognuno trova un posto dove potersi conoscere e chiacchierare un po’. Cosa avranno in comune i ragazzi di Crisci Ranni e quelli della Casa delle Culture? Forse il coraggio? Non lo so, ma è sorprendente scoprire come il gioco e lo sport uniscano mani, scavalchino qualsiasi confine, sia di tipo culturale sia di tipo linguistico, generi aggregazione e amicizia anche tra i ragazzi più timidi e schivi.
“One love, one life, let’s get together and feel all right”, le parole di Bob Marley sovrastano le voci dei ragazzi ed entrano nelle nostre orecchie, facendoci ondeggiare e coronando nel migliore dei modi questo momento. Giro l’angolo dell’edificio e lì, di spalle ad un vecchio muro, c’è Abdi. Sta insegnando ai più piccoli di Crisci Ranni come si tira un bel calcio di rigore. “You are the best” dice Abdi rivolgendosi ad uno di loro, il quale sorride e fa una linguaccia all’altro bambino.
Atitia e Lamarana immersi in un cerchio umano stanno imparando a giocare a schiaccia cinque “contiamo in francese così è più facile giocare” dice una ragazza coinvolgendo i suoi coetanei.
Intanto è quasi l’ora del tramonto, Fabio, volontario di Crisci Ranni, ci invita a sederci in cerchio, e siamo in tanti! Volti, sguardi e storie diverse ci hanno portato qui oggi, in un questo cerchio che con le parole di don Puglisi pronunciate da Fabio si apre a un rumoroso applauso: “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”. Accogliamo la sera e il cielo luminoso di Modica al ritmo di percussioni improvvisate, tutti danzano e potremmo essere ovunque, sotto un baobab, nel deserto o in un piccolo paesino della Sicilia. Ecco che finalmente per tutti arriva una deliziosa cena che viene consumata in un clima di festa, tra arancini e scacce appena sfornate, al termine di una giornata molto positiva.
E’ un passo in avanti, verso il dialogo interculturale, verso il rapporto con l’altro, verso nuovi modi di vedere. Significa compiere un giro lungo uscendo dai nostri occhi e ritornandoci con qualcosa in più. E’ stata una bellissima giornata per tutti i ragazzi ma posso garantire che lo è stata anche per me che ritorno a casa con una frase di Kant nella mente: “Nessuno ha più diritto di un altro a stare su un territorio, siamo tutti proprietari comuni della superficie terrestre”.
La palla è ferma sull’erba. Domani ci sarà un’altra partita. Con i cuori lievi si ritorna a casa.