Roma (NEV), 19 ottobre 2016 – E’ stata una giornata all’insegna del dialogo ecumenico e della riconciliazione quella che ha visto, venerdì 14 ottobre, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (PCPUC), recarsi in Piemonte per incontrare le chiese cristiane di Torino e per visitare le “Valli valdesi”.
Su invito della Commissione interregionale per l’ecumenismo del Piemonte e della Valle d’Aosta, il card. Koch ha iniziato la sua giornata torinese con una conferenza su “La passione per l’unità della Chiesa. Scenari e sfide del dialogo ecumenico”. Nel pomeriggio, accompagnato dal vescovo di Pinerolo mons. Piergiorgio Debernardi, si è recato a Torre Pellice, dove ha incontrato in forma privata il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese. Qui ha visitato i luoghi storici dell’antica minoranza cristiana autoctona, tra cui la “Casa valdese” con la sua aula sinodale, il tempio, nonché il Centro culturale valdese con il suo museo, la biblioteca e l’archivio storico.
Il cardinale svizzero e il moderatore, in vista del Cinquecentenario della Riforma protestante, hanno parlato dell’anniversario come occasione per confessare i propri comportamenti passati: “La responsabilità che abbiamo davanti a noi va al di là dei nostri rapporti ecumenici – ha dichiarato a Riforma.it il moderatore Bernardini –: dire a tutti che il dialogo può far superare un passato di incomprensioni è urgente di fronte ai fatti drammatici che caratterizzano in molti casi il rapporto fra confessioni religiose”.
La giornata si è conclusa a Torino con una celebrazione ecumenica nella cattedrale di S. Giovanni Battista. Il sermone si è svolto a due voci: ad affiancare il card. Koch nella predicazione è stato il pastore Heiner Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI). “È stato un ecumenismo non semplicemente ‘parlato’, ma vissuto – ha dichiarato Bludau al termine della celebrazione -. Tutti noi cristiani – protestanti, cattolici e ortodossi – dobbiamo essere degni della vocazione ricevuta, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Conservarla e non negoziarla come un trattato di pace. Perché esiste già. Basta mettere al centro ciò che ci accomuna: la fede nell’unico Dio e Padre, in Gesù Cristo come unico Signore, nell’unico Spirito Santo, nonché l’unico battesimo e la speranza comune. Nostro Signore ci chiama nell’unità e l’unità è la nostra vocazione. Bisogna soltanto renderla visibile, tentando di capire l’altro e rispettandolo. E pregando tutti insieme il Credo, ci riconosciamo nell’unità già esistente”.