Elezioni USA. Il Consiglio nazionale delle chiese: ora basta razzismo

Jim Winkler, presidente NCCCUSA, lancia un appello al presidente eletto Trump

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Roma (NEV), 16 novembre 2016 – “E’ giunta l’ora per Mister Trump di smetterla con la sua retorica razzista, misogina e xenofobica”: è l’appello lanciato al presidente-eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, da Jim Winkler, presidente del Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli USA (NCCCUSA), organismo ecumenico che riunisce 38 denominazioni cristiane d’oltre oceano, tra cui le cosiddette mainline protestant churches.

L’augurio di Winkler è che Trump possa essere un presidente di successo e aiutare la nazione a fare dei passi avanti. Non nasconde, tuttavia, di aver assistito incredulo e sgomento alla campagna presidenziale. Nel suo appello ricorda a Trump come in passato quest’ultimo avesse fatto parte di congregazioni associate al NCCCUSA (la famiglia Trump, infatti, è tradizionalmente presbiteriana, una denominazione evangelica progressista). Pertanto, il metodista Winkler, dice di “pregare perché le parole e gli insegnamenti di Gesù, che deve aver sentito in passato, possano manifestarsi in uno spirito amichevole e amorevole”. Senza peli sulla lingua Winkler prosegue: “E’ giunta l’ora per Mister Trump di rinunciare alle sue minacce di deportazione dagli Stati Uniti di milioni di persone, di costruzione di muri sul confine con il Messico, di proibizione dell’immigrazione di musulmani e di sorveglianza speciale su coloro che sono tra noi, di revoca della riforma sanitaria, e di ritiro dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico così faticosamente raggiunto”.

“Le scritture sono molto chiare sulla necessità di accogliere lo straniero, curare i malati e liberare gli oppressi”, incalza Winkler, che anche nel corso della campagna elettorale ha sempre chiamato ad un discernimento nell’urna in base agli insegnamenti della Bibbia, senza tuttavia mai esprimersi sul candidato preferito, convinto che “lo Stato non deve esercitare il suo potere sulla chiesa. E la chiesa non deve dal canto suo cercare di controllare lo Stato”. Va aggiunto che negli Stati Uniti le organizzazioni ecclesiastiche perdono le agevolazioni fiscali nel momento in cui prendono ufficialmente posizione a favore dell’uno o dell’altro candidato politico. Ma, finita questa campagna “segnata da negatività”, come aveva detto lo stesso Winkler, alza la voce: “Non crediamo che la nostra nazione sia sull’orlo del collasso. Crediamo che l’America sia già un grande paese, e lo sarà ancora di più, se insieme saremo in grado di affrontare la degradazione ambientale, la povertà, il razzismo e la violenza”.

Secondo gli exit-poll resi noti subito dopo il voto presidenziale, il 59% dei membri delle stesse mainline churchesprotestanti, avrebbero preferito alla Casa Bianca la candidata democratica Hillary Clinton, mentre il 35% avrebbe votato per il candidato repubblicano.