La Riforma fu un movimento europeo che coinvolse teologi, umanisti e studiosi di ogni parte del continente che diedero corpo alla richiesta di una riforma della chiesa – nel capo e nelle membra – a lungo reclamata ma sempre disattesa. Una richiesta che all’inizio del Cinquecento la curia romana, strutturata sul modello delle corti rinascimentali, continuò a ignorare.
Istanze di riforma erano state avanzate prima del XVI secolo dai protagonisti di quella che gli storici chiamano “Prima riforma” e che viene individuata, tra gli altri, nel movimento valdese, nato nel 1175 in Francia, e nella predicazione del boemo Jan Hus (1371-1415) e dell’inglese John Wycliffe (1331-1384) che avevano contestato il papato, il culto dei santi e la corruzione ecclesiastica.
La Riforma del XVI secolo fu favorita dall’atmosfera culturale dell’epoca caratterizzata dal ritorno alle fonti (ad fontes) della cultura classica occidentale. Per il cristianesimo si trattava di un ritorno alla Scrittura, permesso dal lavoro di umanisti come Erasmo da Rotterdam che pubblicò il testo del Nuovo Testamento in lingua greca, sostituendolo così alla Vulgata, la traduzione latina medievale nella quale lo stesso Erasmo riscontrò errori di traduzione che stavano alla base di affermate dottrine cristiane, come per esempio il carattere sacramentale del matrimonio.
Il casus belli che fece scoppiare la Riforma fu la campagna di vendita delle indulgenze intrapresa in Germania dal monaco Johann Tetzel, il cui ricavato doveva contribuire al finanziamento della costruzione della basilica di San Pietro a Roma. Con le indulgenze la chiesa romana prometteva, attraverso una donazione in denaro o un’opera religiosa, la cancellazione parziale o totale della pena che le anime dovevano scontare in purgatorio. Per Lutero, l’idea che la grazia di Dio potesse essere oggetto di mercanteggiamento o si potesse ottenere per meriti personali, costituiva un tradimento del Vangelo. Questo lo spinse a redigere le sue 95 tesi contro le indulgenze.
Lutero introdusse la teologia della giustificazione per fede secondo cui la salvezza è donata in Cristo soltanto (Solus Christus) attraverso la sola grazia di Dio (Sola Gratia) a cui l’essere umano risponde con la fede (Sola fide). Si tratta delle tre affermazioni fondamentali della Riforma alla quale se ne aggiunge una quarta: l’autorità della chiesa sta nella Bibbia soltanto (Sola Scriptura).
La Riforma fu un movimento europeo che vide in tutto il continente personalità diverse elaborare indipendentemente le une dalle altre un pensiero convergente sui fondamenti teologici illustrati sopra – sebbene non mancassero differenze anche sostanziali e, in alcuni casi divisive. Oltre a Lutero si può ricordare il suo contemporaneo Huldrych Zwingli (1484-1531) che operò nella città di Zurigo; l’umanista francese Giovanni Calvino (1509-64), riformatore di Ginevra; il riformatore di Strasburgo, Martin Bucero (1491-1551), John Knox (1513-1572) che introdusse il presbiterianesimo in Scozia. Quando fu chiaro che la risposta di Roma alla Riforma si esprimeva esclusivamente con la condanna e la scomunica, attorno a queste figure si costituirono delle chiese nazionali o territoriali indipendenti le une dalle altre, che giocoforza svilupparono nel contesto storico dell’epoca anche una dimensione politica. In questo senso, la Riforma si inserì nel processo di nascita e consolidamento degli Stati nazionali.
Accanto alla Riforma cosiddetta “classica”, rappresentata dai teologi menzionati nel paragrafo precedente, si sviluppò anche una Riforma cosiddetta “radicale” il cui movimento più noto è quello degli anabattisti. Questa “ala sinistra della Riforma” mirava a cambiamenti più radicali sia dal punto di vista teologico (su questioni quali i sacramenti, il rifiuto del battesimo dei bambini a favore del battesimo dei credenti; l’iconoclastia) sia da un punto di vista sociale. In particolare, la Riforma radicale appoggiò in Germania la rivolta dei contadini (1524-1525), capeggiata da Thomas Müntzer, che, ispirandosi a princìpi evangelici chiedeva profonde riforme sociali. Lutero invece si schierò con i principi tedeschi che repressero nel sangue la protesta delle campagne.
In Italia la Riforma si affermò soprattutto a Venezia – anche grazie all’autonomia che la Repubblica seppe rivendicare nei confronti del tribunale dell’Inquisizione istituito nel 1542 – e a Lucca, dove gran parte della classe dirigente della città fu costretta all’esilio per la propria adesione al protestantesimo. Nel 1532, il movimento valdese aderì alla Riforma di Calvino trasformandosi così in una chiesa protestante. In Italia la Riforma – che produsse figure di spicco tra i riformatori, per esempio quella del toscano Pier Martire Vermigli – venne violentemente repressa. Tra i tanti episodi da ricordare il massacro dei valdesi di Calabria nel 1561.
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