“Cattolici e protestanti a 500 anni dalla Riforma. Uno sguardo comune sull’oggi e sul domani”: oltre trecento persone, in buona parte “delegati diocesani” all’ecumenismo, hanno partecipato al convegno promosso a Trento dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) in collaborazione con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Sono stati tre giorni molto intensi e molto autentici. Personalmente, sono impegnato nel movimento ecumenico da più di trent’anni, e da tempo non mi capitava di partecipare a un incontro così incoraggiante. Riandando con la memoria, direi che l’ultima esperienza simile l’ho vissuta esattamente quindici anni fa a Strasburgo, durante la settimana di Pasqua del 2001, nell’incontro che ha lanciato la Charta Oecumenica – linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa. Ovviamente si è trattato di due incontri molto diversi tra loro – quello di Strasburgo era un incontro ecumenico europeo, quello di Trento un convegno nazionale promosso dalla CEI in collaborazione con gli evangelici. Ciononostante ho ritrovato a Trento almeno due elementi della Charta Oecumenica: la voglia di impegnarsi davvero per far avanzare la collaborazione tra le chiese (il ritornello della Chartaè: “ci impegniamo”) e un giusto equilibrio tra dialogo sul piano teologico e testimonianza comune nella società, tra ecumenismo “spirituale” e impegno per la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. È sbagliato, infatti, contrapporre le diverse “anime” che hanno concorso alla nascita dell’ecumenismo: l’anima teologica (il movimento “Fede e costituzione”), quella “pratica” (il movimento “Vita e azione”), così come quella missionaria (non a caso uno dei temi affrontati a Trento è stato proprio quello della evangelizzazione comune).
Il “la” biblico del convegno lo hanno dato – significativamente – due teologhe, la cattolica Marinella Perroni e l’evangelica battista Anna Maffei, parlandoci di quell’amore di Cristo che ci costringe, ci spinge, ci possiede (II Corinzi 5). Concludendo il suo intervento, la pastora Maffei ci ha ricordato che nel fare memoria dei cinquecento anni della Riforma dobbiamo essere coscienti del fatto che siamo tutti dei mendicanti bisognosi di perdono, di accoglienza, di riposo. “Abbiamo bisogno di sentirci dire di nuovo che Cristo ci ama”; così “l’amore di Cristo prende di nuovo possesso di noi e noi ci lasciamo condurre per mano, sorridendo”. E questo sorriso ci ha accompagnati durante il convegno, anche se non ci ha impedito di parlarci con grande franchezza, senza nascondere quello che ancora ci divide o quello che non va nel nostro modo di fare ecumenismo.
A conclusione dei lavori, sia da parte cattolica che da parte evangelica è stato ribadita l’intenzione di dare continuità al lavoro ecumenico in Italia, creando finalmente un organismo ecumenico nazionale: non sarà ancora un vero e proprio “consiglio nazionale di chiese” come quelli che esistono da decenni in quasi tutti i paesi europei, ma per ora una più snella “consulta ecumenica” a cui partecipino cattolici, ortodossi e protestanti. All’indomani della chiusura del convegno, il 19 novembre, l’Assemblea della FCEI, riunita a Roma per la sua terza sessione, si è rallegrata per la “partecipazione della FCEI, insieme alle chiese membro, ai convegni organizzati con la CEI per riflettere sui 500 anni della Riforma” (il plurale si riferisce al convegno già previsto per il 2017) e ha auspicato “che il cammino comune prosegua anche attraverso la creazione di uno strumento di consultazione ecumenica a livello nazionale”. (nev-notize evangeliche 47/2016)