Roma (NEV), 7 dicembre 2016 – Costernazione e stupore sono stati espressi ieri dal pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), in seguito al fermo della teologa Isabel Apawo Phiri, vice-segretario generale del CEC, da parte delle autorità israeliane all’aeroporto “Ben Gurion” di Tel Aviv. Originaria del Malawi, già docente presso l’Università “KwaZulu Natal” di Pietermaritzburg, in Sudafrica, è stata trattenuta, interrogata e successivamente espulsa dal paese. Era giunta ieri da Ginevra all’aeroporto di Tel Aviv per incontri con diversi leader religiosi in agenda a Gerusalemme e per appuntamenti nel quadro del Programma ecumenico di accompagnamento in Palestina e Israele del CEC (EAPPI). Negli ultimi 18 anni più di 70 chiese e organismi ecumenici di 22 paesi sparsi su tutti i continenti hanno attivamente partecipato a questo programma.
In un comunicato stampa diramato ieri, il CEC fa notare come Isabel Apawo Phiri fosse l’unico membro della delegazione con origini africane, ma anche l’unica ad essere trattenuta. La motivazione apportata dai servizi di sicurezza israeliani: “prevenzione di immigrazione illegale”. Per il CEC – che parla di azione senza precedenti da parte di Israele – si tratta di un atteggiamento palesemente discriminatorio.
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, invece, ad Apawo Phiri sarebbe stato negato il visto d’ingresso anche sulla base di un suo presunto attivismo anti-israeliano: i ministri dell’interno e della sicurezza pubblica l’hanno accusata – e si tratterebbe del primo caso di espulsione per questo motivo – di essere coinvolta in un gruppo di chiese che sosterrebbe il cosiddetto “Boycott, Divestment and Sanctions Movement” (movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni – BDS). Un’accusa rispedita con veemenza al mittente: per Tveit – che si stupisce dell’azione delle autorità israeliane – si tratta di informazioni completamente infondate. “Ci rammarichiamo dell’antagonismo israeliano nei confronti delle iniziative per la pace e la giustizia del CEC indirizzate sia a israeliani che a palestinesi”, si legge nel comunicato del CEC, che ha già incaricato i suoi legali a ricorrere in appello contro questa “misura ingiusta e discriminatoria” ai danni di Apawo Phiri.
Non è la prima volta che viene negato l’accesso sul territorio israeliano a collaboratori del CEC. Aveva suscitato molto clamore il rinvio nel maggio scorso di alcuni membri di un gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici, trattenuti in alcuni casi anche per tre giorni per essere successivamente espulsi.
Israele nega l’accesso alla teologa Isabel Apawo Phiri
Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) rigetta le accuse di boicottaggio anti-israeliano