Roma (NEV), 14 dicembre 2016 – “Un’esplosione nella chiesa dei copti del Cairo, è paragonabile a un’esplosione nella Cappella Sistina”: in una conferenza stampa svoltasi a Ginevra, Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ha commentato così l’attacco terroristico di domenica scorsa, sferzato contro i fedeli riuniti per la celebrazione liturgica nella chiesa di San Pietro e Paolo, contigua alla cattedrale copta di San Marco nel quartiere Al Abasiya del Cairo. Bilancio: 25 morti, 50 feriti.
Condanne del vile attacco, nonché espressioni di solidarietà e vicinanza al leader spirituale copto, papa Tawadros II e alle famiglie delle vittime, sono giunte da numerosi leader religiosi tra cui anche protestanti ed esponenti del movimento ecumenico mondiale. La Conferenza delle chiese europee (KEK) “incoraggia tutti a lavorare per il mantenimento dei diritti umani, incluso quello della libertà religiosa”. Per Tveit si tratta di un “nuovo grave esempio dell’accresciuta vulnerabilità delle comunità cristiane in Medio Oriente”. Intollerabile per il segretario del CEC rimane il fatto che i 12 chili di tritolo siano esplosi volutamente durante la funzione religiosa.
Sotto choc anche la comunità copta in Italia che conta circa 45mila fedeli. Barnaba El Soryany, vescovo copto ortodosso di Roma e Torino, all’agenzia SIR ha dichiarato: “Una notizia molto dolorosa. E’ una cosa che nessuno in questo momento si aspettava, soprattutto un attacco del genere compiuto dentro la Chiesa e durante la messa. E’ la prima volta che veniamo attaccati in questo modo, quando i sacerdoti hanno cominciato a distribuire la comunione ai fedeli”.
Quello alla cappella di San Pietro e Paolo è il secondo grave attentato contro la chiesa copta in Egitto dopo l’attacco del 31 dicembre 2010 alla chiesa dei Due Santi di Alessandria, che provocò 23 morti e 97 feriti. Lo scorso 30 giugno era stato ucciso il sacerdote copto Raphael Moussa, della chiesa di Mar Girgis, a El Arish, nel nord della penisola del Sinai. L’omicidio era stato rivendicato dallo Stato Islamico.
La chiesa copta ortodossa, non solo è tra le più antiche chiese cristiane, ma è anche la più grande comunità cristiana presente nel mondo arabo. Le stime parlano di circa 8 milioni di fedeli, ossia il 10% della popolazione egiziana, spesso vittima di discriminazioni.