Gli inizi
Giovanni Calvino, il cui nome è legato alla città di Ginevra, nasce nel 1509 a Noyon nella regione francese della Piccardia. Appartenente alla piccola borghesia, Calvino viene indirizzato dal padre agli studi umanistici, addottorandosi in giurisprudenza. A Parigi entra in contatto con i circoli evangelici e nel 1533, a causa di un discorso accademico dai chiari toni luterani pronunciato dall’amico Nicola Cop, Calvino è costretto a lasciare la città e poi nel 1534 la Francia. Rifugiato a Strasburgo passa poi a Basilea dove si impone all’attenzione della cultura europea pubblicando l’Istituzione della religione cristiana, la sua opera maggiore che avrà ben altre quattro edizioni ampliate. Nella primavera del 1536, di ritorno dalla corte di Ferrara, è costretto a passare da Ginevra e qui viene fermato da Guglielmo Farel che lo convince con toni appassionati a trattenersi nella città, che l’anno precedente aveva aderito alla Riforma protestante, per aiutarlo a organizzare la chiesa della città. Compito a cui entrambi attendono con particolare zelo, tanto da suscitare una forte reazione dei ginevrini che, insofferenti della disciplina loro imposta, dopo 10 mesi li espellono dalla città. Si stabilisce quindi a Strasburgo, la città del riformatore Martin Bucero, dove ha la possibilità di osservare una chiesa evangelica pienamente organizzata, al cui modello si ispirerà per riformare la chiesa di Ginevra.
Calvino e Ginevra
Nel 1541, infatti, i ginevrini richiamano Calvino. La loro città, al confine tra la Francia cattolica e i cantoni evangelici svizzeri, ha bisogno di un progetto identitario forte per mantenere la propria indipendenza tanto dai nemici quanto dai potenti alleati. In effetti l’opera di Calvino saprà trasformare la città in una centro culturale e spirituale di grandezza europea.
Tre sono gli ambiti principali dell’opera di Calvino a Ginevra. Il primo è l’organizzazione della chiesa. Con le Ordonnances del 1541 si viene a costituire una chiesa dalla struttura diversa e alternativa a quella cattolica. Calvino istituisce il Concistoro – un organo composto da pastori e laici (i quali sono in maggioranza rispetto ai primi) – che è ancor oggi la struttura fondamentale del governo delle chiese riformate locali.
Il secondo ambito è un diverso rapporto tra stato e chiesa. A Ginevra la chiesa e il Gran Consiglio, l’organo elettivo che governa la repubblica, vivono in un rapporto talvolta conflittuale ma sempre dialettico, delineando strutture, compiti e ambiti decisionali differenziati. Ciò costituisce una importante discontinuità rispetto sia a Roma, dove potere temporale e potere spirituale coincidono nella persona del papa, sia ai cantoni svizzeri protestanti in cui a decidere sulle questioni ecclesiastiche sono i consigli cittadini.
Il terzo ambito è quello culturale. Nel 1559, ispirandosi ai principi umanistici, Calvino fonda il Collegio per fornire ai ginevrini un’istruzione di base, e l’Accademia per la formazione universitaria alla quale accorreranno studenti da tutta Europa e dove si formerà la seconda generazione calvinista del continente. Ginevra accoglie negli anni moltissimi rifugiati evangelici – tra questi, le famiglie lucchesi come i Diodati, Burlamacchi, Turrettini, costrette ad abbandonare la città toscana per la loro adesione alla Riforma – arricchendosi di ingegni, commerci ed esperienze.
Questioni controverse
La figura di Calvino rimane ancor oggi prigioniera di molti luoghi comuni, legati alla severità e intransigenza del personaggio, ma anche alla durezza dei tempi in cui visse. Pesa su di lui il tragico episodio della condanna dell’antitrinitario Michele Serveto, arso sul rogo a Ginevra nel 1553, e al cui processo Calvino partecipò come consulente teologico del Gran Consiglio, certificando la non ortodossia delle dichiarazioni del medico spagnolo. Anche la dottrina della “predestinazione” contribuisce a incupire l’immagine del Riformatore. Centrale nella successiva ortodossia calvinista, la predestinazione occupa nella “Istituzione della religione cristiana” uno spazio limitato, apparendo come la spiegazione al fatto che alcune persone rispondono a Dio con la fede altre con l’incredulità. Per Calvino questo dipende da un decreto divino che destina alcuni alla salvezza altri alla perdizione. Rimane comunque vero che per Calvino il cristiano non vive per ricercare la propria salvezza ma per mostrare la gloria di Dio. Ogni credente deve invece ricercare la vocazione a cui Dio lo ha chiamato nel mondo secolare e ad adempiere la volontà di Dio nell’esercizio del proprio mestiere e lavoro. Alla figura del monaco contemplativo si contrappone quella del laico impegnato nella sua professione ad onorare Dio e ad adoperarsi per il bene comune. Una predicazione che parlava a una società europea laboriosa e dedita ai commerci, offrendo ad essa un’etica tesa a creare una società solidale.
Solo verso la fine della sua vita Calvino ottenne la cittadinanza di Ginevra. Morì il 27 maggio del 1564 e, in base a sue istruzioni, venne sepolto in una tomba anonima.
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