Sud Sudan. La Federazione luterana mondiale lancia l’allarme

Gli operatori sul campo: “La situazione umanitaria sta peggiorando ogni giorno di più”

Roma (NEV), 21 dicembre 2016 – La Federazione luterana mondiale (FLM) lancia l’allarme sul Sud Sudan, dove è in atto una delle più gravi crisi umanitarie del momento. Il numero dei profughi causati dal conflitto tra le fazioni di Salva Kir e Riek Manchar, rispettivamente presidente e vice presidente del giovane stato africano, ha ormai raggiunto la quota di 1 milione e 200mila persone scappate in Uganda, Kenya ed Etiopia, alle quali si devono aggiungere un milione e 870mila sfollati nel Paese. “Siamo estremamente preoccupati per quanto sta avvenendo – ha confermato Lokiru Yohana, coordinatore dei programmi della FLM nella regione -. Abbiamo notizie di scontri anche in aree fino ad oggi risparmiate dal conflitto, tra cui la regione di Equatoria che è il granaio della nazione”. Secondo gli osservatori delle Nazioni Unite ci sarebbero evidenze di “un costante processo di ‘pulizia etnica’” realizzato attraverso massacri, stupri e distruzione di villaggi. L’emergenza umanitaria maggiore è però dovuta alla scarsità di cibo con 4 milioni di persone definite “ad estremo rischio alimentare”, che cioè non sanno né dove né quando potranno consumare il loro prossimo pasto. “La stagione secca iniziata a novembre peggiora le cose perché facilita gli spostamenti delle milizie e dei predatori di bestiame – spiega Yohana -. I convogli umanitari con cibo e materiali di prima necessità sono a rischio ed è sempre più difficile garantire la sicurezza dei nostri operatori”.

Critica è anche la situazione nei campi profughi allestiti nelle nazioni confinanti. Nel campo di Kakuma, in Kenya, dove la FLM opera per conto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), i problemi maggiori sono la scarsità di vaccini disponibili alle frontiere e la penuria di cibo. Per entrare in Kenya sono necessarie alcune vaccinazioni, cosa che blocca alla frontiera un numero non indifferente di profughi. Per quel che riguarda il cibo, l’ACNUR ha dovuto dimezzare le razioni giornaliere. “Tutte le testimonianze che raccogliamo dai nuovi venuti – affermano gli operatori del campo – confermano che la situazione in Sud Sudan sta peggiorando ogni giorno di più”.