Scicli, Ragusa (NEV), 11 gennaio 2017 – Ismail è appena arrivato. È insieme a Mohammed, Abdi, Amina, Blessy e Ruth. Come sempre quando arriva un nuovo ospite alla Casa delle Culture, propongo un giro per Scicli, per orientarsi: si passa prima da piazza Italia, poi alla moschea, poi da Santa Maria La Nova e al campo di calcetto che è lì vicino. Poi si sale sù, verso San Matteo, dove il panorama è così favorevole e ampio sulla città che puoi distinguere ogni strada, e distingui i posti dove siamo appena passati e la Casa.
Ismail parla già qualche parola di italiano, ed è sorprendente. Mi chiede di parlargli in italiano, mi dice che lui parla solo italiano e se parlo francese non mi capisce. Mi fa sorridere tanto: è bravo, si guarda attorno e non fa altro che ripetere al resto del gruppo: ʺil faut avoir courage!ʺ (Bisogna farsi coraggio!). Come se di coraggio non ne avessero già dimostrato partendo, lasciando la propria famiglia e il proprio paese, il conosciuto, per arrivare in Europa, di cui si ha un’idea vaga, fatta di giocatori di calcio e cronache patinate di bianchi ricchi e benestanti. Quando gli dico che ho finito il credito del telefono Omar non mi crede : a un bianco questo non può succedere. Quest’idea è chiaramente basata sulla loro esperienza in Africa: sono giovani e hanno visto i bianchi che vivono nei loro paesi condurre uno stile di vita agiato e confortevole, talvolta con lussi che in Europa non potrebbero permettersi. Sono giovani e guardano ai giocatori di calcio africani che compongono le squadre del nostro campionato di calcio.
‘’Il faut avoir courage!’’ è una frase che continua a rimbombarmi in testa.
È l’arrivo il momento da cui ricominciare: adesso che si è constatato di essere arrivati vivi, bisogna continuare ad avere coraggio, ad essere impavidi come durante il resto del viaggio per realizzare, finalmente, il progetto che spinge a partire. Ismail sovrabbonda di coraggio, ne dona ai suoi compagni, li incoraggia, continua a studiare italiano. Sta imparando tanto e dagli occhi vedi quante domande ha da farti. Ride delle nuove abitudini, domanda sui nuovi cibi. È contento di essere in Italia e vorrebbe rimanerci. Si sta impegnando tanto per capire la nostra società e a imparare e conoscere il più possibile.
Ismail viene dalla Guinea Conakry, e nonostante il diritto soggettivo di protezione è probabile che non avrà diritto a rimanere in Italia. Se così accadrà, Ismail dovrà trovare altro coraggio per guardare ancora una volta in faccia alla realtà. Dovrà prendere coscienza di aver vissuto la violenza del viaggio per niente, di aver rischiato la vita ogni giorno in Libia e in mare inutilmente, di aver lasciato la propria famiglia in vano, una famiglia che conta su di lui per uscire dalla morsa della fame.