Roma (NEV), 21 gennaio 2017 – “Questo nostro incontro cade, purtroppo, in un periodo molto triste e grave per le nostre popolazioni del centro Italia che, colpite dal terremoto e da una eccezionale e prolungata nevicata, vive ancora oggi in condizioni di estreme difficoltà; penso soprattutto alla parte più debole della popolazione: i bambini, gli anziani, gli ammalati”. Ha esordito con questo pensiero Giovanni Arcidiacono, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), che nella serata di ieri ha presieduto la veglia ecumenica della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a Tolentino (Macerata), uno dei comuni colpiti dal terremoto che ha devastato il centro Italia – scosse che in queste ore, con la complicità del gelo, sono tornate ad angosciare il sonno dei suoi abitanti.
Proprio a causa dei danni inflitti dal terremoto, la Cattedrale di San Giuliano di Macerata, dove negli ultimi anni aveva avuto luogo la preghiera comune, era inagibile. E’ toccato così alla Chiesa evangelica battista delle Marche il piacere dell’ospitalità. “Tolentino è un po’ il simbolo della sciagura che ha colpito i territori della Diocesi di Macerata: l’abbiamo scelta per rappresentare in maniera ecumenica la vicinanza di tutti i cristiani alle popolazioni colpite dal sisma”, aveva anticipato all’Agenzia NEV il pastore battista Luis Giuliani. “A cinquecento anni dall’avvio della Riforma Luterana, troviamo particolarmente significativo che proprio una storica chiesa figlia del Protestantesimo ci accolga e ci inviti a rivolgerci all’unico e comune Salvatore per rinnovare il reciproco perdono, ma più ancora per costruire un futuro di unità nella diversità”, ha dichiarato ieri sera dal pulpito Paolo Matcovich, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Nel suo intervento, il presidente Arcidiacono ha ricordato l’amicizia che lega Gesù ai suoi discepoli (Giovanni 15: 13-15) e ha constatato come il mondo moderno tenda a separare la vita pubblica da quella privata, “privatizzando” anche il sentimento dell’amicizia. “In un certo senso – ha spiegato Arcidiacono – la storia della chiesa con le sue guerre di religione o con le sue divisioni interne dà ragione a questa concezione dell’amicizia all’interno delle chiese. Ma di quale amicizia, invece, parla Gesù? Gesù spezza questo cerchio di amicizia esclusivista e quale messaggero della gioia di Dio porta l’evangelo del Regno ai poveri e diventa amico dei pubblicani e dei peccatori”. Chiudendo il suo intervento, il presidente dell’UCEBI ha ribadito a nome della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) l’impegno degli evangelici italiani per sostenere la popolazione terremotata delle Marche, in particolar modo ad Arquata del Tronto e a Tolentino, dove sono già stati approntati dei progetti concreti.
Insieme al presidente UCEBI, sul pulpito allestito nel teatro “Spirito Santo” sito in piazza Togliatti era presente il vescovo di macerata mons. Nazzareno Marconi, cui era affidata la predicazione. Partendo dalla Seconda lettera ai Corinzi (5, 14-20), mons. Marconi ha riflettuto sulle “vie della riconciliazione tra i cristiani” – “Con quale credibilità potremmo proporci al mondo come ministri della riconciliazione con Dio, se restiamo divisi tra di noi; nonostante il battesimo e la Parola di Dio che ci uniscono?” – e ha anch’egli ricordato i Cinquecento anni della Riforma, definendola “stimolo” per tutto il mondo cristiano: un evento “per il quale possiamo lodare la grandezza di Dio, che è stato capace di produrre cose buone anche da questa divisione”.
A portare il loro saluto i rappresentanti delle varie comunità: Marios Gosea per la Chiesa cattolica romena di rito orientale; Greetje van der Veer, predicatrice metodista e membro della Tavola valdese; Innocent E. Ayemere, pastore pentecostale della Living World Chapel; Giuseppe De Vito della chiesa cristiana Avventista del Settimo giorno; Andry Grygorash per la chiesa ortodossa del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. All’inizio della serata, i rappresentanti delle comunità avevano deposto sul palco diversi mattoni simbolici, rappresentanti gli errori umani; al termine della cerimonia il muro da questi composto è stato abbattuto per comporre una croce.