Roma (NEV), 26 gennaio 2017 – La più piccola ha visto la luce un mese fa. Si chiama Stéphanie, è siriana, ma è nata a pochi chilometri a nord di Beirut (Libano), e il 30 gennaio, insieme alla sua famiglia, arriverà a Fiumicino con i “corridoi umanitari”. In aereo, non su un gommone. Senza sottoporsi ai soprusi di trafficanti, ma in tutta sicurezza. Arriverà con una quarantina di persone – donne, malati, anziani, bambini grandi e piccoli – provenienti soprattutto da Aleppo, Homs e Damasco. Tutti attesi all’alba di lunedì dalle organizzazioni promotrici dei “corridoi”: Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Comunità di Sant’Egidio e Tavola valdese.
Una volta in Italia, le famiglie saranno dislocate in diverse parti della penisola, ospiti delle strutture messe a disposizione dai promotori del progetto e dai loro partner: questo gruppo sarà preso a carico dalla Comunità di Sant’Egidio, il prossimo, atteso per la fine del mese di febbraio, soprattutto dalla Diaconia valdese.
Nel corso del 2016 il progetto pilota – ormai una pratica consolidata – ha portato in Italia 500 profughi, in larga parte siriani. Il protocollo sottoscritto dagli enti promotori con i Ministeri dell’Interno e degli esteri prevede un totale di 1000 beneficiari. A breve verrà anche aperto un canale dal Marocco.
Solo un anno fa, era il 4 febbraio 2016, si è aperto il primo varco verso l’Europa: l’arrivo a Fiumicino della piccola Falak, malata di tumore, e della sua famiglia, segnava un modo diverso di fare accoglienza, di permettere a chi ne abbia i requisiti di esercitare il proprio diritto di protezione internazionale. Come Falak, che oggi frequenta insieme al fratellino una scuola elementare della capitale, anche Stéphanie entrerà legalmente e in sicurezza in territorio italiano, con un visto per motivi umanitari rilasciato dall’ambasciata italiana di Beirut. L’idea dei promotori rimane quella di incoraggiare altri paesi europei a fare lo stesso. Per ora solo la Francia è seriamente intenzionata a lanciare un progetto analogo.