Roma (NEV), 27 marzo 2017 – I Trattati di Roma hanno gettato le fondamenta di un’Europa “caratterizzata dalla pace, dalla solidarietà e dalla riconciliazione” a cui le chiese del continente hanno partecipato con convinzione. Oggi, tuttavia, a sessant’anni da quegli eventi, sono proprio “queste realizzazioni a venire messe nuovamente in gioco”.E’ questo il succo del comunicato stampa con cui la Conferenza delle chiese europee (KEK) – l’organismo ecumenico continentale nato nel 1959 con lo scopo di costruire un ponte tra l’Europa divisa dalla Cortina di ferro – ha salutato le celebrazioni dello scorso 25 marzo per la nascita della Comunità economica europea. “Mentre l’Europa si trova a dover affrontare una serie di sfide che vanno dall’immigrazione, all’instabilità economica, al crescente euroscetticismo e a esplosioni di violenza, è importante ricordare ciò i risultati positivi portati dall’integrazione e dalla cooperazione europea – ha dichiarato Heikki Huttunen, segretario generale della KEK -. L’era inaugurata dai Trattati di Roma ha portato libertà di movimento, di lavoro e di studio, e ha contribuito a sconfiggere le dittature e a promuovere la democrazia nell’intero continente”. Secondo l’esponente della KEK, l’Unione europea, richiamandosi alla visione originaria dei fondatori, ha “necessità di decisioni coraggiose per riproporsi come un progetto di pace e di valori condivisi” per il futuro del continente.
In questo spirito, la stessa KEK ha lanciato un processo di riflessione tra le sue chiese membro con la diffusione della lettera aperta “Quale futuro per l’Europa?” che è oggetto di una serie di consultazioni regionali in vista dell’Assemblea generale che si terrà a Novi Sad (Serbia)
nel 2018. La prima di queste consultazioni si è appena tenuta a Reykjavik (Islanda), dove il 16 e 17 marzo scorsi si sono riunti i rappresentanti delle chiese scandinave e dei paesi baltici appartenenti alla KEK. La prossima si terrà a Edimburgo (Scozia) il 6 e 7 aprile prossimi.