Roma (NEV), 28 marzo 2017 – Si è svolto ieri a Ginevra (Svizzera), ospite della missione permanente del Canada presso le Nazioni Unite, l’incontro sulle pratiche di “resettlement” (in italiano “reinsediamento”) che l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) organizza ogni anno al fine di agevolare lo scambio di buone pratiche tra governi, organizzazioni internazionali e società civile. A parteciparvi a nome della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) Giulia Gori, che a Ginevra è intervenuta portando l’esperienza pilota dei corridoi umanitari italiani promossi da FCEI, Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio.
“Il reinsediamento – ha spiegato Gori all’Agenzia NEV – è un importante strumento di protezione internazionale, che consente il trasferimento di rifugiati già riconosciuti dall’UNHCR dal paese di primo asilo a un paese terzo sicuro. Sebbene siano due strumenti affini, i ‘corridoi umanitari’ e il ‘reinsediamento’ sono due pratiche diverse. In entrambi i casi si mettono in sicurezza persone in condizione di fragilità, ma se con il resettlement il governo che apre una ‘finestra d’accoglienza’ garantisce al migrante lo status di rifugiato da prima della sua partenza; nel caso dei corridoi la richiesta di protezione internazionale viene effettuata una volta che il migrante è già al sicuro in Europa. In sintesi – conclude Gori – anteponendo la messa in salvo della persona alla burocrazia necessaria all’ottenimento dell’asilo politico i ‘corridoi umanitari’ riconoscono l’urgenza della situazione internazionale”.
Tra le eperienze presentate a Ginevra anche quella canadese del Global Refugee Sponsorship Initiative. Un’esperienza “modello” nel campo del resettlement, che il Canada intende mettere a disposizione della comunità internazionale, organizzando incontri di formazione a beneficio delle diverse organizzazioni e associazioni che operano nei paesi europei. “Su invito canadese, a fine aprile saremo a Bruxelles – commenta Gori -. Abbiamo molto da imparare dalla loro esperienza, anzitutto rispetto all’attivazione e al coinvolgimento delle comunità locali. Rispetto ai nostri ‘corridoi umanitari’ – ha concluso – abbiamo riscontrato molto interesse per il lavoro che stiamo svolgendo nel campo dell’individuazione dei beneficiari e nella gestione delle loro aspettative, che sin dall’inizio devono essere commisurate ai fini del progetto e figlie di un’informazione completa”.
Nell’ambito delle Nazioni Unite, l’incontro di Ginevra si colloca all’interno di una strategia più ampia, finalizzata all’espansione e alla diffusione di nuove vie di accesso ai cosiddetti “paesi terzi sicuri” – ovvero, in larga parte, a paesi europei. Base di questa strategia è la “nuova” Dichiarazione per i rifugiati e migranti sottoscritta dall’Assemblea Generale il 19 settembre 2016.
Il programma della giornata ginevrina è disponibile a questo link.