Roma (NEV), 20 maggio 2017 – Il romanzo di Bruna Peyrot e Massimo Gnone dedicato a “Gianavello. Bandito valdese” (ed. Claudiana, collana Calamite – Narrativa per l’infanzia, pagg. 200, euro 14.90) ripercorre la straordinaria vicenda, a metà tra mito e storia, del montanaro-condottiero che, nel Seicento, con strategica ostinazione lottò in difesa delle “eretiche” comunità valdesi del Piemonte dalle persecuzioni armate dei duchi di Savoia.
Piccolo proprietario contadino con il ruolo di anziano di chiesa nel Concistoro di Rorà, in val Pellice, nel Piemonte occidentale, Giosuè Gianavello si trasformò lentamente in “bandito” sia in quanto si batté in difesa delle popolazioni valdesi vessate dai Savoia, sia, rispetto alla sua stessa comunità, in quanto il suo esilio fu lo scotto per una pace dopo cento anni di persecuzioni.
Convinto credente e abile stratega, uomo comune ed eccezionale a un tempo, la sua vicenda illustra la complessità di un periodo storico – la seconda metà del Seicento, il cosiddetto “secolo di ferro” – in cui le Valli valdesi, a un tiro di moschetto da Torino, erano diventate territorio disputato dalle potenze dell’epoca, prima tra tutte la Francia del re Sole.
Secondo la citazione dello scrittore Simone Sarasso: “Eroe, ribelle, bandito, credente. La storia di Giosuè Gianavello è un incendio che non smette di bruciare”.