Roma (NEV), 16 giugno 2017 – “Vi chiedo di ritornare in pace, di raccontare quello che avete visto e di riferire che il popolo siriano vuole la pace senza l’ingerenza di forze esterne”. Sono le parole di Mata Al Khoury, vescovo della Chiesa siriaca ortodossa al termine di un colloquio tenutosi a Damasco con la delegazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) – Mediterranean Hope che dal 9 al 14 giugno si è recata in Siria per portare un messaggio di solidarietà e di fratellanza alle chiese presenti su tutto il territorio siriano.
Durante l’incontro si è parlato di riappacificazione delle comunità e del futuro della Siria. La situazione è allarmante per i livelli di violenza raggiunti e per l’odio settario sviluppatosi tra le diverse comunità confessionali, durante i sette anni di conflitto.
Anche il pastore della Chiesa presbiteriana di Homs, Mofid Karayili, spiega che saranno necessarie due o tre generazioni prima che si riesca a ristabilire un clima di pacifica convivenza. Secondo il pastore sarà di vitale importanza lo sviluppo di progetti di peace-building e di ricostruzione del tessuto e del patto sociale nel lungo termine.
Le preoccupazioni dei vescovi e dei sacerdoti incontrati sono inoltre legate alla partenza di migliaia di cristiani dalla Siria, a causa della guerra, della crisi economica e della leva militare obbligatoria. “Se vogliamo che i cristiani restino in Siria, dobbiamo dar loro del pane e aiutarli in progetti di micro imprenditoria”, spiega il pastore.
Si registrano numerose iniziative ecumeniche e di collaborazione tra le chiese cattoliche, ortodosse e protestanti per unire gli sforzi e gli aiuti. Queste si manifestano, oltre che nella partecipazione comune alle funzioni religiose in occasioni particolari (Natale, Pasqua, Ramadan), anche nell’organizzazione di iniziative sociali, umanitarie e ricreative per la popolazione e i bambini. Basti pensare all’incalcolabile lavoro della Charitable Society for Sustainable Development (CSSD), associazione guidata dal pastore Riad Janjour, che ha accompagnato la delegazione della FCEI in questa missione e che svolge un continuo lavoro interconfessionale, proprio tra le nuove generazioni per alleviare le sofferenze della guerra e unire i più giovani in un clima di tolleranza, condivisione e dialogo.
In tutti gli incontri, visite e colloqui, la delegazione della FCEI è stata accolta con uno spirito di gratitudine e riconoscenza per la vicinanza e la solidarietà che in nome delle chiese protestanti italiane venivano portate ai fratelli e alle sorelle delle Chiese d’Oriente. La visita ha verificato un grande desiderio da parte delle Chiese di uscire dall’isolamento e di aprirsi al dialogo: è emersa la volontà di creare rapporti ecumenici e forme di collaborazione con le chiese protestanti italiane.
“Abbiamo bisogno della vostra solidarietà per continuare a rimanere in questa terra”, racconta un giovane cristiano a margine di un incontro avvenuto ad Homs.