Roma (NEV), 21 luglio 2017 – La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha aderito all’Iniziativa dei cittadini europei lanciata dal Migration Policy Group affinché l’Unione europea definisca una politica migratoria comune che comprenda, tra l’altro, la definizione legale della “private sponsorship” per rifugiati e lavoratori migranti, l’apertura di canali d’accesso legali verso l’Europa, il rafforzamento e la tutela giuridica delle attività di assistenza ai profughi e ai migranti da parte di associazioni umanitarie e di volontariato della società civile.
“La società civile europea è certamente pronta a fare di più per l’accoglienza, per esempio attraverso lo strumento della ‘private sponsorship’ che può coinvolgere comunità di fede, università, mondo del lavoro, istituzioni culturali”, ha spiegato Thomas Huddleston del Migration Policy Group, presentando l’iniziativa durante l’Assemblea della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME), recentemente tenutasi a Praga.
“I politici europei non sono però attenti a queste disponibilità – ha rimarcato Hiddleston – e si fanno invece schiacciare dalla pressioni di gruppi populisti e nazionalisti, in realtà minoritari nella società civile. L’obiettivo è di raccogliere 1 milione di firme in tutta Europa per portare le nostre proposte davanti alle istituzioni europee”. La raccolta firme partirà in autunno 2017.
“La FCEI ha aderito con convinzione alla proposta di questo think tank sui temi delle migrazioni globali perché è realistica e coerente con il nostro impegno a garantire vie sicure e legali di accesso in Europa per i richiedenti asilo e i migranti più vulnerabili – spiega Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope – Progetto Rifugiati e Migranti della FCEI – Del resto i Corridoi umanitari, realizzati in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio nel quadro di un protocollo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri, rispondono alla logica delle ‘sponsorship‘ adottate ad esempio in Canada e, prima della Bossi Fini, anche in Italia.
“Ovviamente – ha proseguito Naso – questa adesione non è solo formale ma impegna le chiese evangeliche a mobilitarsi sia per raccogliere le firme che per difendere le ragioni della proposta”.
“Tutto questo purtroppo avviene nel quadro di un dibattito pubblico spesso emotivo e irrazionale su un tema che invece richiede lucidità e ragionevolezza. Penso al rischio di un rinvio sine die della legge sullo ius soli – afferma ancora Naso – che si deve approvare non solo per riconoscere i giovani nati o cresciti in Italia, integrati nelle nostre scuole e inseriti nella società italiana. La legge va votata subito anche per rafforzare la coesione sociale e il patto di convivenza di una società multietnica e interculturale che altrimenti rischia di frammentarsi in ghetti etnici e religiosi, come dimostrano varie esperienze europee, pericolosi e fallimentari”.