Roma (NEV), 29 settembre 2017 – Apre domani pomeriggio a Palermo il Convegno internazionale ed ecumenico sulle migrazioni: “Vivere e testimoniare la frontiera. Migrazioni, confini, accoglienza”.
Un centinaio di partecipanti provenienti da Italia, El Salvador, Francia, Germania, Grecia, Libano, Mali, Regno Unito, Scozia, Siria, Spagna, Svezia, Ungheria e Stati Uniti d’America, si sono dati appuntamento per riflettere sul tema delle frontiere in tutte le sue declinazioni, e lo faranno con esponenti di chiese e di organizzazioni ecumeniche, rappresentanti istituzionali, operatori del settore, accademici, giornalisti, e rifugiati che la frontiera l’hanno vissuta sulla propria pelle.
Organizzato da Mediterranean Hope (MH) – Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) in collaborazione con il Centro Diaconale La Noce, i primi tre giorni del convegno (30 settembre – 2 ottobre) si svolgeranno a Palermo, mentre per il 3 e 4 ottobre i partecipanti si sposteranno a Lampedusa. Qui, nel tardo pomeriggio del 3 ottobre, triste anniversario della strage del 2013 di 368 migranti, si terrà una commemorazione ecumenica, che terminerà con la lettura del messaggio finale del Convegno.
La cinque giorni sarà un’occasione per condividere esperienze e buone pratiche su politiche migratorie, confini, accoglienza e integrazione, corridoi umanitari. In programma non solo dibattiti, testimonianze e workshop, ma anche musica con un concerto di Giacomo Sferlazzo, cantautore e cantastorie originario di Lampedusa.
Si comincia domani alle 16.30, presso il Centro diaconale “La Noce” di Palermo, con i saluti della direttrice Anna Ponente, del presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro, dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, e di Marta Bernardini di Mediterranean Hope.
Con il primo workshop si entrerà subito in merito alla questione delle frontiere viste da sud, con interventi di: Luciano Griso, medico dell’equipe ecumenica dei “corridoi umanitari” operativo in Libano; pastore Randy Meyer, che con la sua comunità lavora sulla frontiera tra Messico e USA a tutela dei migranti che attraversano il deserto; Tonino Perna, economista e sociologo (Università degli studi di Messina); e Diamando Vlassi del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), che in Grecia è attiva sul fronte dell’accoglienza dei profughi.
La sera è previsto un incontro con chi quelle frontiere le ha attraversate, ma in modi diversi: Adel, siriano di Homs, racconterà di come è giunto in Italia dal Libano grazie ai corridoi umanitari, mentre Bandiougou, malese, racconterà della sua esperienza di migrante minore non accompagnato sbarcato a Pozzallo nel 2015, e di come è stato accolto e accompagnato dagli operatori della “Casa delle Culture” di Mediterranean Hope di Scicli prima, e dalla Diaconia valdese a Palermo poi.
“Sarà un’occasione per parlare di migrazione non solo in termini geopolitici, ma anche in termini di coscienza e di responsabilità. La frontiera non solo come luogo di morte, divisione, violenza, ma anche come luogo dell’incontro, dell’aiuto e del sostegno. Per un modo alternativo di pensare, agire e relazionarsi”, afferma Paolo Naso, politologo e coordinatore di FCEI/MH.
Per il programma completo vedi qui.