Roma, 30 ottobre 2017 (NEV) – Domenica 29 ottobre un gruppo della Comunità cristiana di base di San Paolo ha preso parte – nella chiesa luterana di via Sicilia, a Roma – al Culto ecumenico della Festa della Riforma e nell’ambito della quale è stata ricordata la firma della “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione” (Augusta, 31 ottobre 1999). Domenica prossima, 5 novembre, una delegazione della Comunità tornerà in quella chiesa per prender pienamente parte alla Santa Cena. Non è la prima volta che cristiani di diverse confessioni praticano la “ospitalità eucaristica”, come ad esempio in passato è accaduto fra la Comunità di base e la Chiesa valdese di piazza Cavour: “loro da noi, noi da loro”, ha dichiarato all’agenzia NEV Luigi Sandri, vaticanista e editorialista, fra l’altro, per la rivista Confronti nonché membro storico della Comunità di base di San Paolo.
In una lettera indirizzata ai fratelli e alle sorelle luterani, i cattolici di base di San Paolo hanno scritto: “Sappiamo bene che, per secoli, in àmbito cattolico il Grande Riformatore è stato quasi demonizzato, per cui, salvo importanti eccezioni, non si volle o non si poté riconoscere l’urgenza evangelica della sua appassionata protesta. Grazie a Dio, cinque decenni fa il Concilio Vaticano II ha avviato, in proposito, un grande cambiamento, aprendo la via del ripensamento autocritico e del dialogo. In questo cammino due sono state le tappe davvero storiche: il consenso su punti centrali della dottrina della giustificazione, firmato il 31 ottobre 1999 a Augsburg dalla Chiesa cattolica e dalla Federazione luterana mondiale [a cui di recente ha aderito anche la Comunione mondiale delle chiese riformate, ndr]; e, poi, un anno fa, la partecipazione del papa, a Lund, alla Commemorazione comune luterano-cattolica della Riforma, con la preghiera nella quale Francesco ringraziava il Signore per i doni che essa aveva apportato alla Chiesa. Dopo tutti questi passi, un tempo impensabili, oggi facciamo nostro l’interrogativo che sorge da diversi ambienti cattolici: perché non partecipiamo alla Santa Cena celebrata dai nostri fratelli luterani? Perciò noi, nel nostro piccolo, verremo qui, in questa vostra chiesa, e grati della vostra ospitalità, per partecipare pienamente alla vostra celebrazione, con voi assumendo il pane e bevendo il vino preparati sulla mensa del Signore. Ci assumiamo con serenità questa responsabile decisione, convinti che essa si inserisca in un cammino irreversibile che porterà finalmente le nostre Chiese a raggiungere la piena pacificazione teologica e a lavorare insieme unite, arricchendosi a vicenda con le reciproche diversità, ‘affinché il mondo creda’ – così come pregò Gesù nell’imminenza della sua passione. Speriamo, insieme a voi, di non dimenticare mai le parole di Gesù, riportate dall’Evangelo di Matteo [18, 20], e di renderle il cuore del nostro discepolato di Cristo: ‘Dove sono riuniti due o tre nel mio nome, io sono in mezzo a loro’.”
Prosegue intanto la raccolta dei questionari sull’ospitalità eucaristica, iniziativa portata avanti dal gruppo ecumenico torinese “Spezzare il pane”, nato nel 2011.
Le chiese protestanti storiche italiane praticano da tempo l’ospitalità eucaristica, accogliendo alla propria mensa cristiani di altre confessioni.