Roma (NEV), 12 gennaio 2018 – La libertà di credenti e non credenti è violata in Algeria, Azerbaijan, Cina, Egitto, Eritrea, India, Indonesia, Iran, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Mauritania, Nepal, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Arabia Saudita, Singapore, Corea del Sud, Sudan, Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Vietnam e Yemen. Questo il dato che emerge dal rapporto 2017 di Human Rights Without Frontiers International (HRWF) presentato il 10 gennaio scorso.
Nel 2017 sono stati documentati più di 2200 casi individuali di carcerazione illegale di persone credenti e non credenti, per le quali HRWF ha attivato campagne per ottenerne il rilascio. Fra tutte le denominazioni, i cristiani sono incarcerati nel maggior numero di paesi: i protestanti in 13, cattolici e ortodossi in due paesi, ma il fenomeno riguarda anche persone non credenti e altre religioni, dai testimoni di Geova ai buddisti, dai sufi ai praticanti del Falun Gong. Secondo il rapporto, i paesi con il numero maggiore di incarcerati a motivo delle loro convinzioni religiose o di credo sono Cina, Iran e Corea del Sud. In soli due anni si è verificato un aumento del 50% del fenomeno: i dati del HRWF riferiti al 2015 parlano di 1500 persone illegalmente detenute per motivi religiosi o di convinzione.
“La detenzione è solitamente imposta a membri pacifici di gruppi religiosi sulla base di leggi che limitano la libertà di cambiare credo e la libertà di associazione, culto e riunione. In alcuni casi, si è incarcerati solo a causa della propria identità religiosa – ha dichiarato il direttore di HRWF Willy Fautré –. Il nostro migliore auspicio per il 2018 è che l’Unione europea (UE) converta le sue parole in azioni e utilizzi appieno le sue linee guida sulla libertà di religione o di credo, per aiutare a liberare i prigionieri per motivi di coscienza”.
Il HRWF è una ONG con sede a Bruxelles tra le più attive sul fronte dell’advocacy per i diritti umani nelle sedi del Parlamento europeo e di altre istituzioni UE.