Roma (NEV), 30 gennaio 2018 – Sono tornati all’hotspot i ragazzi tunisini che dal 25 gennaio, giorno e notte, stavano protestando e digiunando nel piazzale della chiesa di San Gerlando, a Lampedusa. Prima di andare via, hanno spazzato il sagrato della chiesa, salutando il parroco e i mediatori presenti. Le labbra non sono più cucite, i ragazzi hanno ricominciato a bere e mangiare, e questa notte hanno dormito in un letto, nonostante le condizioni dell’hotspot siano state definite preoccupanti e inaccettabili da Mauro Palma (garante nazionale dei detenuti e delle persone private dalla libertà personale) dopo la visita all’hotspot di Lampedusa, appena un giorno prima dell’inizio della protesta.
I dimostranti hanno consegnato alle autorità le loro richieste e nella giornata di ieri la situazione è andata via via normalizzandosi. “L’esito di questa vicenda, che ha visto all’opera diversi soggetti in dialogo costante fra loro, è un’affermazione dei diritti umani. Una vittoria per tutti, che fa onore ai valori costituzionali su cui l’Italia si fonda da 70 anni a questa parte”, ha dichiarato all’Agenzia stampa NEV Alberto Mallardo, operatore di Mediterranean Hope (progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – FCEI).
Il respingimento collettivo, contro il quale i ragazzi tunisini avevano deciso di imbastire la loro protesta nonviolenta, è una violazione del diritto per la quale l’Italia è già stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani, con sentenza del 21 ottobre 2014. Il principio di non respingimento è un principio fondamentale del diritto internazionale ai sensi dell’art. 33 della Convenzione di Ginevra. L’Osservatorio di Lampedusa, insieme all’infopoint per rifugiati e migranti che aprirà a febbraio in collaborazione ecumenica fra FCEI e CEI/Migrantes, rappresenta un presidio che mette al centro la mediazione sociale e la tutela dei diritti della persona. “È importante continuare a lavorare responsabilmente su più livelli: normativo ed etico, sociale e culturale, collettivo e individuale. Lampedusa da questo punto di vista può essere un laboratorio di buone pratiche”, concludono gli operatori FCEI/MH.