Roma (NEV), 15 marzo 2018 – La Conferenza delle chiese europee (KEK) e il Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) hanno espresso preoccupazione per la proposta del Parlamento islandese di vietare la circoncisione dei bambini di sesso maschile in assenza di prescrizione medica. Se la proposta venisse convertita in legge, i genitori potrebbero essere condannati fino a sei anni di carcere nel caso in cui eseguano una circoncisione religiosa su un bambino di sesso maschile.
“Questa iniziativa – si legge in un comunicato congiunto delle due organizzazioni continentali – non sarebbe solo una violazione del diritto umano fondamentale della libertà di religione o di credo, ma verrebbe anche percepita come il segno che le persone con un retroterra ebraico o musulmano non siano più benvenute sull’isola”.
La circoncisione è una pratica religiosa presente non solo nell’ebraismo e nell’islam ma anche in alcune tradizioni cristiane, come quelle della Chiesa ortodossa etiope e della Chiesa ortodossa eritrea. “La circoncisione non è una cerimonia opzionale, al contrario è al cuore della pratica religiosa”, precisa il comunicato stampa.
Il presidente della KEK, il vescovo anglicano Christopher Hill, ha richiamato l’attenzione sul fatto che la circoncisione è anche una procedura medica standard di ispirazione laica in diversi paesi – con linee guida mediche consolidate – che può anche recare beneficio. Pertanto, non si può sostenere che l’intervento equivalga a una violazione inaccettabile dell’integrità fisica.
Le due organizzazioni sottolineano inoltre che la loro posizione si riferisce soltanto alla circoncisione maschile. Questo rito religioso obbligatorio non deve essere confuso con la crudele pratica della mutilazione genitale femminile che costituisce un attacco all’integrità corporale delle donne, violando i loro diritti umani fondamentali e la loro dignità.