Roma (NEV), 30 marzo 2018 – Membri e partner della Rete ecumenica per l’acqua (EWN) del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), che la scorsa settimana hanno partecipato al Forum alternativo mondiale dell’acqua (FAMA) svoltosi in Brasile (Brasilia, 17-22 marzo), il 23 marzo hanno ratificato la “Dichiarazione ecumenica sull’acqua come diritto umano e bene comune”.
La dichiarazione, che punta il dito contro chi usa l’acqua come merce, ha già una sua storia: nasce infatti 13 anni fa, ma – come sottolinena Dinesh Suna, coordinatore dell’EWN – è ancora rilevante oggi, e la richiesta di riconoscere l’acqua come un diritto umano è se possibile ancora più urgente: “Oggi ci sono 2,1 miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile sicura, il doppio rispetto a quello del 2005″, ha affermato. Il CEC invita pertanto le sue chiese membro ad impegnarsi per la giustizia idrica aderendo alla dichiarazione.
Il documento ecumenico sull’acqua come diritto umano fa la sua prima apparizione il 22 aprile del 2005 a Berna (Svizzera), e viene avanzato dagli organismi nazionali confessionali – protestanti e cattolici – svizzeri e brasiliani.
A livello internazionale l’accesso all’acqua come diritto fondamentale è stato riconosciuto nel 2010 dall’Assemblea generale dell’ONU con la risoluzione 64/292 del 2010.
Il FAMA, che si è svolto in concomitanza con l’ottava edizione del Forum mondiale dell’acqua (WWF), si è concluso con una marcia nelle strade di Brasilia.
#WCC's @EWNWCC and partners gathered at #FAMA2018 ratified the “Ecumenical declaration on water as a human right and a public good,” originally released 13 years ago https://t.co/3zc7ftX8AS pic.twitter.com/m7pus4VmuI
— marcelo schneider (@skelter_) March 27, 2018